Foggia, 21 marzo 2018. Oltre 40mila persone in città per la Giornata nazionale della memoria e dell'impegno. Foto di Libera
Foggia, 21 marzo 2018. Oltre 40mila persone in città per la Giornata nazionale della memoria e dell'impegno. Foto di Libera

Foggia, ricucire una città spezzata

Una città arresa, da anni si regge sul favore e l'abitudine al silenzio. Solo quando tornerà a essere una comunità, le mafie non avranno più ragione di esistere

Daniela Marcone

Daniela MarconeVicepresidente di Libera, responsabile settore Memoria

Piero Ferrante

Piero Ferranteredattore Gruppo Abele

13 ottobre 2021

Dappertutto avrebbe fatto un clamore d’inferno. È il 5 agosto 2021, è pomeriggio, fa caldo. I telefoni di molti foggiani, a Foggia e fuori Foggia, cominciano a trillare. Sono vibrazioni dappertutto, dalla Puglia alla Valle d’Aosta. Ovunque ci sia una lavoratrice foggiana, uno studente foggiano, suona la notifica di un telefono. Sono poche parole e molti link che rimandano alle pagine delle testate cittadine. Qualche distratto "Hai visto?". Corrono i meme, si sprecano le battute sull’ex sindaco leghista Franco Landella, già commissariato, quello che consegnò in una cerimonia pubblica le chiavi della città a Matteo Salvini. Il Comune di Foggia – è la notizia – è stato sciolto per infiltrazioni mafiose. Anzi – parole ufficiali della ministra degli Interni Luciana Lamorgese nella comunicazione al presidente della Repubblica – per forme di "ingerenza da parte della criminalità organizzata che compromettono la libera determinazione e l’imparzialità dell’amministrazione". E qui ripartiamo all’inizio.

Dappertutto avrebbe fatto un clamore d’inferno. Ma da tempo le uniche deflagrazioni che spaventano, a Foggia, sono quelle delle bombe che spengono la notte e fanno strage di serrande. La notizia per giunta arriva in una città che è deserta per l’estate, come se Lamorgese avesse voluto usare clemenza, andarci piano e risparmiare un altro colpo alla comunità. E si perde tra la prima amichevole estiva del quarto Foggia dell’allenatore Zdenek Zeman, quello che nel 1989 diede vita al Foggia dei miracoli, e le imprese azzurre alle Olimpiadi di Tokyo, con la Puglia a fare la voce grossa. 

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D’altra parte parlare di criminalità, specie mafiosa, a Foggia, non scalda i cuori. Primo, perché c’è di mezzo la questione tutta strana della reputazione da salvaguardare. Secondo, c’è un misto di disillusione e cautela. Funziona così: nel dubbio di non sapere chi ti stia seduto accanto, la cosa migliore da fare è "starsi attenti", non pronunciare certi nomi, non ricordare certe date, non tirare in ballo certi eventi. Non hai visto la fine che ha fatto Francesco Marcone? Non hai visto la fine che ha fatto Giovanni Panunzio

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