Napoli, 7 novembre 2012. I carabinieri arrestano Cira Ientile durante il blitz contro le moglie di alcuni boss di camorra. Dopo l'arresto degli uomini, le donne avevano preso le redini del clan (Ciro Fusco/Ansa)
Napoli, 7 novembre 2012. I carabinieri arrestano Cira Ientile durante il blitz contro le moglie di alcuni boss di camorra. Dopo l'arresto degli uomini, le donne avevano preso le redini del clan (Ciro Fusco/Ansa)

Il ruolo delle donne nella criminalità organizzata è sottovalutato

Un recente rapporto dell'Osce cerca di fornire una nuova chiave di comprensione sul ruolo delle donne all'interno delle organizzazioni criminali, le cui radici sono essenzialmente femminili. Lo studio rivela inoltre un fatto: alle donne che tentano di lasciare i gruppi criminali non vengono offerte le stesse opportunità degli uomini

Felia Allum

Felia AllumProfessoressa all'Università di Bath

2 gennaio 2024

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Nel corso delle mie ricerche ho incontrato Caroline, un'adolescente timida e carina che avrebbe dovuto essere piena di vita e invece non lo è. Mi spiegava come, quando aveva 14 anni, fosse rimasta intrappolata in un ciclo di violenza quando trasportava denaro e droga mentre subiva sistematicamente abusi sessuali da parte dei membri di un gruppo criminale organizzato locale. È stata minacciata: se avesse parlato con qualcuno della sua situazione sarebbe stata aggredita. È stata attirata in questa situazione da una delle sue amiche fidate, che ha assistito al suo sfruttamento.

Questa storia evidenzia la complessità del coinvolgimento delle donne nei gruppi criminali organizzati. Possono essere, e spesso lo sono, vittime. Ma possono anche essere complici, attivamente coinvolte sostenendo in pieno i valori criminali, come l'amica di Caroline. Le donne rimangono una componente non riconosciuta dei gruppi criminali organizzati transnazionali, che sono in gran parte considerati come machisti e maschilisti. Ma basti pensare alle madri dei boss mafiosi di Cosa Nostra siciliana, della 'ndrangheta calabrese e della camorra napoletana per rendersi conto che le donne sono parte integrante del funzionamento di questi gruppi.

Le donne di mafia non sono un universo a parte

La nostra mancanza di comprensione del ruolo svolto dalle donne è dannosa se vogliamo combattere efficacemente la criminalità. Catturiamo scorci di donne, qua e là, ma, nel complesso, esiste una lacuna di genere. Pertanto, il quadro che abbiamo della criminalità organizzata rimane incompleto. Negli ultimi due anni si è assistito a un lento aumento dell’interesse per questo argomento . E un nuovo rapporto dell’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (Osce) cerca di fornire una nuova chiave di comprensione di questo problema concentrandosi specificamente sulle donne che partecipano a pieno titolo alla criminalità organizzata, non come vittime. Sono stata un’esperta consulente su questo lavoro.

Basato su questionari, interviste approfondite e ricerche precedenti, questo rapporto cerca di andare oltre i tradizionali binari di genere e vedere le donne per quello che sono: persone con una propria influenza nella criminalità organizzata. Svolgono ruoli cruciali nella famiglia e nel nucleo domestico, dove possono anche agire come consiglieri e decisori nelle loro organizzazioni criminali. Possono navigare nel mondo criminale con la stessa intelligenza delle loro controparti maschili.

L’ingresso delle donne nei gruppi criminali

Spesso trasmettono i valori criminali alle nuove generazioni (...), contribuendo alle carriere criminali e alla continuità culturale di clan e gruppi. Le fondamenta e le radici della criminalità organizzata sono, essenzialmente, femminili

Ciò che risulta chiaro da questo rapporto è che le donne vengono reclutate in modi diversi a seconda della loro posizione nella gerarchia della criminalità organizzata, che è simile al modo in cui gli uomini entrano a far parte di questi gruppi. Le donne appartenenti a reti criminali familiari come le mafie possono essere educate a lavorare per gli affari di famiglia perché questo è “quello che fai”. Nel frattempo, le ragazze e le donne dei livelli più bassi della criminalità organizzata che non appartengono in via diretta a una famiglia criminale vengono spesso reclutate come “muli” (corrieri di droga, ndr), trasportatori, vedette e spacciatori. Ciò può essere dovuto al fatto che hanno bisogno di soldi per sopravvivere, vogliono appartenere all’organizzazione o, in maniera più semplice, cercano affetto. Questo reclutamento al gradino più basso della gerarchia criminale è talvolta collegato alla violenza e agli abusi sessuali ed emotivi.

Il rapporto dell'Osce sottolinea che la natura del ruolo delle donne nella criminalità organizzata è molto più varia di quanto si possa pensare di solito. C’è anche molta meno differenza, rispetto a quanto si immaginava prima, tra ciò che fanno gli uomini e ciò che fanno le donne. Le donne di questi gruppi faranno ciò che è necessario per sopravvivere e andare avanti, che sia reclutare altre donne per traffici di esseri umani, diventare spacciatrici o permettere che i loro nomi vengano utilizzati per le società di copertura da usare per riciclare denaro. Le donne prendono decisioni all’interno di questo mondo criminale e sono presenti in tutti i mercati criminali.

Spesso sono loro che trasmettono i valori criminali alle nuove generazioni all'interno di famiglie e gruppi criminali, contribuendo alle carriere criminali e alla continuità culturale di clan e gruppi. Tenendo presente tutto questo, comincia a diventare chiaro che le fondamenta e le radici della criminalità organizzata sono, essenzialmente, femminili.

Donne che lasciano la criminalità

Nonostante i progressi, abbiamo bisogno di informazioni più specifiche sulle donne in quanto responsabili della criminalità organizzata

Tuttavia, il rapporto rileva che le donne sono sottorappresentate o del tutto assenti dai programmi statali di protezione dei testimoni. Quando sono presenti, è proprio come moglie o compagna di un criminale piuttosto che come partecipanti indipendenti a pieno titolo. Ad esempio, spesso, se le donne vogliono uscire dalla mafia, devono aderire al sistema di protezione del partner o seguire un sistema predisposto per gli uomini. Alle donne non vengono offerte le stesse opportunità di uscita degli uomini perché i loro bisogni specifici di donne e di madri vengono presi in considerazione di rado.

Il progetto Liberi di scegliere ha permesso a minori e donne di 'ndrangheta di cambiare vita

Le donne possono svolgere un ruolo cruciale nell’incoraggiare gli uomini a lasciare i gruppi criminali, ma possono anche essere quelle che si rifiutano di abbandonare il mondo criminale. Questo deve essere compreso e preso in considerazione. Nonostante i recenti progressi, abbiamo ancora bisogno di informazioni molto più specifiche sulle donne in quanto responsabili della criminalità organizzata. Solo riconoscendo la loro azione e ascoltando le loro esperienze avremo finalmente un quadro completo.

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Questo articolo è stato pubblicato su The Conversation sotto licenza Creative commons. Leggi l'originale

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