Il senatore Rossano Sasso (Lega), promotore della proposta di legge per inasprire le pene nei confronti di chi aggredisce o minaccia il personale scolastico (Foto Ministero dell'istruzione/Flickr)
Il senatore Rossano Sasso (Lega), promotore della proposta di legge per inasprire le pene nei confronti di chi aggredisce o minaccia il personale scolastico (Foto Ministero dell'istruzione/Flickr)

La Lega propone "pene esemplari" per gli studenti violenti a scuola

La Lega ha presentato una proposta di legge per punire più severamente gli studenti che aggrediscono insegnanti e personale scolastico, sperando così di recuperare l'autorevolezza dei docenti

Andrea Giambartolomei

Andrea GiambartolomeiRedattore lavialibera

Natalie Sclippa

Natalie SclippaRedattrice lavialibera

30 giugno 2023

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Il carcere e pene più severe come panacea di tutti i mali, anche a scuola. In linea con alcuni tra i provvedimenti più simbolici del governo Meloni, lo scorso gennaio 2023 nove deputati della Lega hanno presentato una proposta di legge per punire più severamente gli studenti violenti verso insegnanti e personale scolastico. Episodi che a loro dire sono in maniera erronea ridotti "a “bambinate”, delle quali basta scusarsi per farla franca". Il parlamentare barese Rossano Sasso – già insegnante, sindacalista dell’Unione generale del lavoro (sindacato di destra) e sottosegretario all’Istruzione nel governo Draghi – e i suoi colleghi vogliono aggiungere un aggravamento della pena al reato di violenza e minaccia a pubblico ufficiale e a quello di oltraggio a pubblico ufficiale, pena che già va dai sei mesi ai tre o cinque anni a seconda del reato (violenza od oltraggio), se questi comportamenti sono rivolti contro il personale scolastico.

Recuperare l'autorevolezza degli insegnanti

La proposta di legge è arrivata in parlamento sulla scia di alcuni gravi casi di cronaca, come quello avvenuto l’11 ottobre 2022 all’istituto tecnico Viola Marchesini di Rovigo: davanti agli smartphone dei compagni, un alunno ha sparato con una pistola ad aria compressa dei pallini contro la professoressa di scienze della terra e biologia, Maria Cristina Finatti. "Per puro miracolo, non ho subito un danno, forse anche irreversibile a un occhio, in quanto protetta dalla mascherina Ffp2 – ha raccontato l’insegnante il 15 marzo in Senato –. Molteplici sono le ferite che hanno segnato in modo indelebile la mia dignità e sensibilità prima di tutto come persona e anche quale docente".

Il 29 maggio, ad Abbiategrasso, un’insegnante di storia è stata ferita in modo grave da uno studente armato di un coltello. "Fatti che evidenziano quanto sia mutato in maniera profonda il rapporto di fiducia tra la famiglia e la scuola – si legge nella proposta di legge – che vedono la figura dell’insegnante perdere progressivamente autorevolezza e prestigio e che vanno condannati con forza ". Gli interventi, scrivono i deputati del Carroccio, devono arrivare "prima che le aggressioni fisiche ai docenti si diffondano ulteriormente e divengano atti di ordinaria sopraffazione".

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Cosa succede davvero a scuola

Chi tenta di recuperare autorevolezza con punizioni più dure guarda al dito anziché alla luna. Ne sono convinti i pedagogisti intervenuti in commissione, come il pedagogista Andrea Marchesi. "Gli episodi oggetto di approfondimento di questa Commissione sono da intendersi come i frammenti della punta di un iceberg – ha detto rivolgendosi ai parlamentari –. Non vanno sottovalutati, pur nella loro probabile scarsa incidenza quantitativa, ma interpretati come indizi, come sintomi". Il fenomeno delle aggressioni agli insegnanti e al personale scolastico indica un malessere che le notizie di cronaca non riescono a definire e neppure a quantificare.

Da settembre scorso La Repubblica ha contato 32 episodi di violenza, episodi in cui è stato necessario il ricovero al pronto soccorso. Il ministro dell’Istruzione e del merito Giuseppe Valditara, in un’intervista al Corriere della sera, ha affermato che "dall’inizio dell’anno scolastico ci sono stati cinque casi al mese" di violenze e minacce ai professori. Dati che sono stati comunicati dagli uffici regionali al ministero dopo una circolare inviata da Valditara ai dirigenti scolastici l’8 febbraio scorso per informare circa la possibilità di ottenere l’assistenza legale dello Stato nei procedimenti.

Un grido d’allarme sulle condizioni degli studenti

"Forse allora gli episodi di attacco al corpo docente, anche se decisamente meno diffusi degli attacchi al proprio corpo con comportamenti autolesionistici, sembrano indicarci un grido d’allarme da parte di chi si sente già tagliato fuori da tutto, tanto da non avere niente da perdere, da disertare il proprio appuntamento con il mondo"Andrea Marchesi - Pedagogista

Episodi da non trascurare, ma che quasi scompaiono se messi a confronto con le cifre che testimoniano la crescita del disagio giovanile o i casi di autolesionismo. La Società di ediatria italiana ha segnalato, per il 2021, un aumento del 147 per cento di accessi ai pronti soccorso per “ideazione suicidaria” seguiti da depressione (+ 115 per cento) e disturbi della condotta alimentare (+78,4 per cento).

Situazione confermata anche dalle rilevazioni di Telefono amico, cui nel 2022 sono arrivate dagli under 26 ben 4.403 telefonate, il 7,3 per cento del totale, e 2.680 chat di Whatsapp, il 43 per cento delle conversazioni attivate. Le sensazioni più comunicate sono il senso di inadeguatezza e di disagio, di solito espressi all’esterno facendo violenza contro se stessi o contro gli altri. "Forse allora gli episodi di attacco al corpo docente, anche se decisamente meno diffusi degli attacchi al proprio corpo con comportamenti autolesionistici, sembrano indicarci un grido d’allarme da parte di chi si sente già tagliato fuori da tutto, tanto da non avere niente da perdere, da disertare il proprio appuntamento con il mondo", ha continuato Marchesi audito dalla Commissione.

"Sarebbe importante conoscere dati statistici attendibili, relativi alle segnalazioni di episodi di violenze nei confronti degli insegnanti e del personale scolastico, per stabilire se si tratta davvero di un fenomeno nuovo e di crescente entità", ha aggiunto Valentina Chinnici, presidente del Centro iniziativa democratica insegnanti, secondo cui "il fenomeno va dunque contestualizzato nel quadro generale della crisi della scuola". A quanto risulta, lo studente 16enne che ha accoltellato la professoressa ad Abbiategrasso soffre di un disturbo bipolare. Dopo questo episodio anche il ministro ha ipotizzato l’introduzione di forme di aiuto psicologico, già incentivate con il covid (40 milioni di euro per due anni, 5mila euro l’anno per istituto, affinché fosse garantita un’assistenza agli allievi, ma anche consulenze al corpo docente), ma non più finanziate dal governo di Giorgia Meloni.

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La risposta penale

Durante i lavori, Ivana Barbacci, segretaria nazionale della Cisl Scuola, ha espresso un parere più favorevole alla proposta, ritenendo "opportuno anche valutare un inasprimento delle pene per lesioni inferte al personale scolastico, sulla scorta di quanto già fatto per il personale sanitario ". Non solo, perché secondo Barbacci "va semplificata anche la procedura per l’irrogazione di sanzioni per il comportamento scorretto degli alunni, prevedendo modalità orientate in chiave riparativa piuttosto che espulsiva".

Ma cosa pensano gli studenti di questa proposta che prevede anche l’istituzione della Giornata nazionale di educazione e prevenzione contro la violenza nei confronti del personale scolastico? "Attenzionare questa emergenza sociale non significa immaginare ulteriori misure con cui reprimere le manifestazioni dei disturbi psicologici, ma costruire assieme alle organizzazioni studentesche le risposte concrete per invertire il fenomeno", come ad esempio cambiare il sistema di valutazione "dando maggior peso al processo più che al risultato, combattendo l’ideologia del merito, della competizione e l’idea che ci siano 'studenti buoni' e 'studenti cattivi', 'secchioni' e 'somari'", è la risposta dell’Unione degli studenti (Uds).

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Eppure l’inasprimento delle pene resta una delle soluzioni prospettate al governo dalla settima commissione del Senato (Istruzione pubblica) in una risoluzione approvata il 9 maggio scorso, che mira a istituire un osservatorio nazionale sulla sicurezza del personale scolastico, ma anche a introdurre la figura dello psicologo di istituto, del docente tutor e orientatore contro l’abbandono scolastico e, dulcis in fundo, ad "adottare le iniziative necessarie per provvedere a un reale riconoscimento professionale ed economico dei docenti, all’altezza del compito da loro svolto tutti i giorni". Una wishlist ambiziosa, ma che resta ancora una volta in superficie.

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