Raccolta degli anacardi in Guine-Bissau. Andre Kosters/Epa via Ansa
Raccolta degli anacardi in Guine-Bissau. Andre Kosters/Epa via Ansa

Cop28 al via, sistemi agroalimentari al centro dell'agenda climatica

Sul tavolo dei negoziati, il modello agroindustriale che ha dominato gli ultimi 50 anni, causando perdita di biodiversità e deforestazione. Gli anacardi sono una delle colture emergenti con maggiore impatto negativo in Africa occidentale. È online il dossier realizzato da lavialibera e Mani Tese in Guinea-Bissau

Rosita Rijtano

Rosita RijtanoRedattrice lavialibera

30 novembre 2023

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Si apre oggi a Dubai la Cop28, il 28esimo incontro annuale delle Nazioni unite sul clima, a cui parteciperanno oltre 200 governi. A lungo assente dai negoziati, il settore agroalimentare sarà al centro dei colloqui di quest'anno. "La crisi climatica e quella alimentare sono inseparabili", ha detto Qu Dongyu, direttore della Fao, aggiungendo: "Investire nei sistemi agroalimentari e nelle aree rurali crea la soluzione concreta per affrontare gli impatti della crisi climatica. Alla Cop28 la Fao metterà sistematicamente in evidenza come la trasformazione dei sistemi agroalimentari acceleri l'azione per il clima a beneficio delle persone, della prosperità e del pianeta". 

Anacardi, aperitivo a spese della biodiversità

La lunga filiera degli anacardi
La lunga filiera degli anacardi

Sul tavolo delle trattative a Dubai, il modello agroindustriale che ha dominato gli ultimi 50 anni, causando perdita di biodiversità e deforestazione. Si stima che la produzione e il trasporto di ciò che mangiamo siano responsabili del 35 per cento delle emissioni. Rappresentativa delle nostre filiere agroalimentari e dei nostri modelli di consumo, che compromettono la biodiversità, è la filiera dell'anacardo (o anacardio). Una delle colture emergenti con il maggiore impatto negativo in Africa occidentale e, in primis, in Guinea-Bissau. In meno di vent’anni il Paese, uno dei più piccoli dell’Africa, è diventato uno dei più importanti produttori di anacardi del mondo. Ma le coltivazioni sono aumentate a spese delle foreste: secondo uno studio, all’espansione delle piantagioni di anacardi può essere attribuito l’89 per cento di disboscamento delle foreste native che è avvenuto in Guinea-Bissau tra il 2002 e il 2017. Mentre i contadini hanno continuato a incassare la quota più piccola del grande business: lo 0,004 per cento del valore che il prodotto ha nei nostri supermercati.

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Spinto dalle diete salutiste e vegetariane, questo frutto secco ha conquistato i mercati occidentali in tempi record. I dati Eurostat confermano che in Europa è boom: in dieci anni le importazioni sono aumentate di oltre il 110 per cento schizzando dalle 71mila tonnellate del 2012 alle 151mila del 2022. L’offerta ha cercato di reggere il passo. Su scala globale, nel 1988 gli ettari coltivati ad anacardio erano poco più di un milione. Nel 2020, la cifra è salita a 7,1 milioni. L'impatto ambientale è doppio. Quasi metà della produzione si concentra in Africa occidentale. Mentre a sgusciare e pulire la noce, che contiene un liquido corrosivo per la pelle, sono fabbriche asiatiche. Una volta lavorati, o semilavorati, gli anacardi ripartono per l’Europa. Ma ogni viaggio inquina. Nel giugno del 2022, una ricerca dell’università di Sydney ha stimato che l’impatto ambientale del trasporto del cibo consumato rappresenta il sette per cento delle emissioni globali. L’espansione incontrollata delle piantagioni, invece, sta contribuendo al disboscamento dei paesi di origine della materia prima, al pari di cacao e caffè.

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Un’evoluzione di cui l’Unione europea non tiene conto. La nuova legge contro la deforestazione chiede alle compagnie che lavorano nell’Ue di implementare dei rigidi meccanismi di controllo e verifica su alcuni beni in entrata e in uscita. Il fine è garantire che ciò che è importato o esportato dall’Europa non sia stato realizzato su un terreno soggetto a deforestazione, o a degrado forestale, dopo il 31 dicembre del 2020. Per ora gli obblighi valgono solo per chi lavora con olio di palma, bestiame, caffè, cacao, legname, soia e gomma, derivati inclusi. La norma prevede una revisione periodica dei beni da sorvegliare, ma rischia di arrivare tardi. Joana Capela, del centro di ricerca in biodiversità e risorse genetiche Cibio, denuncia: "La legge non riesce a essere preventiva. Si limita a reagire a un fenomeno già consolidato. La lista dei prodotti regolati è stabilita sulla base di dati vecchi, non fotografa la situazione corrente. Quando sarà aggiornata, guarderà sempre al passato. Intanto le foreste dei paesi tropicali saranno state distrutte per fare spazio agli anacardi". 

La copertina del dossier sugli anacardi realizzato da lavialibera e Mani Tese
La copertina del dossier sugli anacardi realizzato da lavialibera e Mani Tese

Il 21 novembre è uscito il report “Anacardi: aperitivo a spese della biodiversità" realizzato da lavialibera per conto della Ong Mani Tese nell’ambito del progetto “Food wave”, finanziato dalla Commissione europea e coordinato dal Comune di Milano. 

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