"Qui non comandi tu", la minaccia al sindaco di Cellamare

Da pochi mesi alla guida del comune barese, Vurchio riceve un messaggio anonimo, il primo di una serie di intimidazioni all'amministrazione, come la bomba al nuovo campo da calcio

Giulia Migneco

Giulia MignecoResponsabile Ufficio stampa e comunicazione di Avviso Pubblico

20 aprile 2020

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Un’escalation di atti intimidatori nel giro di pochissimi mesi. Accade a Cellamare, piccolo comune in provincia di Bari. Tutto ha inizio la mattina del 6 dicembre 2019 quando Gianluca Vurchio, 35 anni, da pochi mesi sindaco di questa cittadina di circa seimila abitanti, riceve in municipio una prima lettera di minacce. “Ti consigliamo di non fare tanto il rispettoso della giustizia. Hai capito male come funzionano le cose. A Cellamare non puoi comandare tu. Ci siamo capiti. Sindaco avvisato, mezzo salvato...altrimenti...a buon intenditore poche parole”. Questo il messaggio della lettera, chiaro e diretto.

L'esplosione nel nuovo campo da calcio

Gli spogliatoi distrutti dei campi da calcio a Cellamare (da Facebook)
Gli spogliatoi distrutti dei campi da calcio a Cellamare (da Facebook)

Il sindaco Vurchio quella mattina si trovava nel suo ufficio quando un dipendente comunale gli consegna una busta già aperta col messaggio. “Ho letto quelle poche righe della lettera e sono rimasto immobile per dieci secondi. Poi, d’istinto, ho chiamato mia moglie chiedendole di venire in municipio. Solo dopo mi sono reso conto che non avrei dovuto fare quella telefonata ma che in questi casi bisogna prima di tutto avvisare le forze dell’ordine. Il timore di quel momento però mi ha riportato subito il pensiero alla mia famiglia e a quello che avrebbero potuto fare loro”, così Vurchio descrive la sua reazione a quella prima lettera minatoria.

Purtroppo per lui è solo l’inizio di una serie di avvertimenti. A distanza di appena un mese, all’inizio del 2020, nel pieno della notte il sindaco sente un boato che lo sveglia. Si alza dal letto e prova a capire cosa è successo, ma non vede nulla e torna a dormire. Il giorno dopo, prima di rientrare a casa, il primo cittadino passa dai campi di calcio per salutare i ragazzi che giocano in una squadra di seconda categoria. Qualche minuto dopo essere andato via riceve una chiamata dal dirigente della società calcistica che gli dice di aver visto della calce cadere dal muro degli spogliatoi del campo e che era tutto distrutto. “Sono rimasto incredulo, pensavo fosse uno scherzo. Sono ritornato lì per capire cosa fosse successo. Sono entrato negli spogliatoi ed era tutto bruciato. A quel punto abbiamo subito avvisato le forze dell’ordine che sono giunte sul posto”. Quei campetti erano stati realizzati di recente con i fondi del bando periferie della Città metropolitana di Bari. Per i ragazzi la costruzione di quei campi rappresentava la realizzazione di un sogno, distrutto in pochissimi secondi da una bomba.

“All’inizio non avevo collegato l’episodio al rumore della sera prima. Preso dallo sconforto, dal dolore e dalla rabbia non ci avevo pensato, ma dopo un confronto con i carabinieri abbiamo realizzato che il forte rumore che avevo sentito la notte prima era sicuramente collegato a questo episodio”. A una settimana dall’accaduto centinaia di cittadini scendono in strada e illuminano le vie della città di Cellamare con una fiaccolata per dire “no alla criminalità organizzata, sì alla legalità”. Ma non finisce qui.

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Ancora un segnale

Abbiamo portato avanti un’azione amministrativa basata sul rispetto della legalità. Questo non piace ad alcune personeGianluca Vurchio - Sindaco di Cellamare

Il 31 gennaio viene data alle fiamme l’auto della moglie dell’assessore all’urbanistica Nicola Digioia. Il sindaco Vurchio in quel momento si trovava in Spagna in vacanza con la famiglia e alcuni amici: “Avevo bisogno di staccare la spina dopo aver trascorso giornate infernali. Al di là degli episodi, senza dubbio gravi, lo stress che mi sentivo addosso derivava anche dal fatto di dover mantenere un contatto quotidiano e costante con le forze dell’ordine, con i carabinieri, con la Digos, con la prefettura, con il comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica, con i giornalisti. Quella telefonata è stata un’altra doccia d’acqua fredda. Sono rimasto immobile e basito”.

Da quel giorno le forze dell’ordine hanno intensificato i controlli. Le indagini hanno acclarato come una serie di atti amministrativi, legati soprattutto ad autorizzazioni del Comune, potessero aver creato dei malumori a qualcuno. “Ero cosciente del fatto che fare l’amministratore pubblico potesse comportare questi rischi, ma credo che non abbiamo fatto del male a nessuno - spiega Vurchio -. Abbiamo soltanto portato avanti un’azione amministrativa basata sul rispetto della legalità e delle norme e questo evidentemente continua a non piacere ad alcune persone”.

Nonostante tutto il sindaco Vurchio non molla, continua la sua attività politica con amore, passione e competenza come quando aveva 19 anni, consapevole del fatto che le paure e i rischi ci sono, ma che la sua famiglia e gran parte della comunità sono al suo fianco.

Giulia Migneco, responsabile dell'ufficio stampa di Avviso Pubblico, scrive per lavialibera le storie degli amministratori minacciati. Puoi leggerle qui

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