L'Eco Hotel Giardino a Breno (Val Camonica), offre ad alcuni migranti la possibilità di integrarsi nel mondo del lavoro (da Facebook)
L'Eco Hotel Giardino a Breno (Val Camonica), offre ad alcuni migranti la possibilità di integrarsi nel mondo del lavoro (da Facebook)

In Val Camonica un eco-albergo dà nuove opportunità ai migranti

A Breno, in Val Camonica (provincia di Brescia), uno storico albergo è diventato l'Eco Hotel Giardino, un progetto che mira a dare un lavoro e a integrare rifugiati e richiedenti asilo, promuovendo un turismo sostenibile

Alessia Manzi

Alessia ManziGiornalista freelance

19 marzo 2024

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ʺHo visto Istanbul dopo aver trascorso un po’ di tempo a Teheran. In Turchia ci sono rimasto quasi due mesi. Quando è arrivato il momento di andare via attraversando il mare, io non ho avuto paura. Da piccolo c’era un lago vicino al mio villaggio: è lì che ho imparato a nuotareʺ. Wasim ha lasciato il Pakistan nel 2010 che era ancora un ragazzino. ʺIn Grecia ho vissuto fra Atene e Salonicco. Non sai quante volte sono finito in carcere lì. Poi ho percorso la rotta balcanica: Bulgaria, Serbia, Croazia. A Belgrado mi hanno messo in una prigione piccola, buia e con poco cibo. È stato terribileʺ. Seduto al tavolo della sala da pranzo dell’Eco Hotel Giardino di Breno in Val Camonica, Wasim racconta la sua storia e di come sta ricostruendo la sua vita e quella della sua famiglia in Italia, lavorando come custode di questa storica struttura alberghiera. È uno sette cittadini rifugiati e richiedenti asilo, arrivati da Pakistan, Gambia, Ucraina e altri Stati, che lavorano nell'albergo gestito dalla cooperativa K-Pax. 

Da una finestra alle sue spalle, il cielo terso fa da sfondo alle cime dell’Adamello che spiccano fra i tetti di questo piccolo centro della provincia di Brescia. Nonostante le temperature siano vicine allo zero, il paesaggio di montagna e il sole che splende sulla vallata trasmettono un senso di serenità che contrasta coi ricordi di Wasim. ʺDopo essere giunto a Triste, ho proseguito verso la Francia. Sarei voluto restare, ma anche se minorenne, non mi hanno accettato. E così ho provato in Belgio e sono stato respinto anche lì. E così sono tornato in Italia – aggiunge il ragazzo scuotendo la testa –. Ho perso il conto di quante notti ho dormito sotto ai ponti di Milano, finché sono stato fermato e spedito in una caserma a Brescia. Per giorni, una pizza è stato il mio unico pasto quotidianoʺ.

La vita di Wasim comincia a migliorare una volta entrato nel percorso di accoglienza. ʺSe non impari la lingua, tutto è molto più difficile. Oggi sono felice. Nel 2019 sono tornato in Pakistan per sposare mia moglie. Ho la cittadinanza, e quindi sono riuscito ad avere il ricongiungimento familiare. Abbiamo due bambini. Chissà, forse in futuro, uno di loro, sarà il sindaco di questo paese – esclama Wasim che, giunto alla fine del suo turno, si congeda –. Ora torno a casa dalla mia famigliaʺ.

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Un progetto di inclusione e tutela ambientale

Dal 2013 questo antico albergo della Val Camonica cambia nome in Eco Hotel Giardino, ed è preso in gestione dalla K- Pax. La cooperativa sociale è stata fondata nel 2008 da operatori e ospiti delle strutture di prima e seconda accoglienza del territorio e ha una sede anche a Brescia, dove ci sono due progetti Sai (Sistema accoglienza e integrazione). L’Eco Hotel Giardino ha come valore la tutela ambientale e la promozione turistica della Val Camonica. Oltre ad escursioni guidate sul territorio l’albergo promuove la Valle anche coi prodotti della filiera a chilometro zero, che unisce alle produzioni della catena equosolidale. ʺL’impronta eco è nata spontaneamente con l’avvio del progetto. È stata una questione di sensibilità e propensione dei soci collaboratoriʺ, spiega Silvia Turelli, operatrice legale di K-Pax. I clienti sembrano apprezzare la struttura e lo spirito che guida il progetto.

Un lavoro per rifugiati

Sempre seguendo i criteri dell’ecologia, l’edificio è stato ristrutturato utilizzando materie e pitture eco-compatibili e soddisfa i parametri di ˈbest practiceˈ dell’Ue/Ocse 2019.ʺI laboratori di restyling dell’edificio, oltre ad essere a basso impatto ecologico, sono stati tenuti da esperti e professionisti. È stata un’esperienza formativa molto importante per gli ospiti delle strutture della Valleʺ, aggiunge con entusiasmo Turelli. L’hotel ha una seconda mission: l’inserimento lavorativo dei rifugiati e dei richiedenti asilo che vivono in Val Camonica. “L’idea dell’Eco Hotel nasce per sviluppare progetti che possano collocare persone fragili in ambito lavorativo. Nel corso della nostra esperienza abbiamo lavorato con quindici lavoratori (rifugiati, richiedenti asilo, nuovi cittadini) e oggi abbiamo dieci lavoratori fissi più due tirocinantiʺ, dichiara l’operatrice legale.

Coi profitti ottenuti dall’Eco Hotel Giardino, la cooperativa K-Pax gestisce altri progetti rivolti al territorio. Tra questi spiccano due programmi di stampo sostenibile: "diffondere diversità, rafforzare comunità" e "progetto eco". Il primo è diffuso fra vari comuni camuni e riguarda l’inserimento in agricoltura di soggetti vulnerabili; mentre il secondo prevede l’installazione di colonnine per ricaricare le eco- bike. Fin dai suoi primi passi, la cooperativa K-Pax ha promosso diversi eventi come le rassegne per raccontare le migrazioni, una scuola popolare antimafia e il festival Abbracciamondo, che invece promuove la cultura dell’incontro fra i popoli.

Una rete per accogliere

Inoltre K-Pax gestisce anche il Sai “Breno Città Aperta”. Si tratta di un progetto amministrato insieme a Casa Giona, una comunità di accoglienza rivolta anche a titolari e richiedenti con disagio mentale. ʺFra Breno, Edolo, Darfo, Malegno abbiamo tredici appartamenti autonomi. Prima le case erano destinate solo a uomini single ma da maggio del 2022 ci abitano anche famiglie", spiega Gian Mario Melotti, operatore sociale di K-Pak parlando della rete di alloggi destinati a richiedenti asilo e a titolari di protezione internazionale provenienti soprattutto da Afghanistan, Pakistan e dagli altri Paesi che percorrono la rotta balcanica. ʺNel corso del tempo abbiamo realizzato vari workshop di pelletteria, falegnameria e anche un corso di cucina – prosegue Melotti –. Io mi occupo soprattutto dei servizi rivolti a rifugiati e richiedenti asilo. Con i miei colleghi supportiamo i migranti nel loro percorso di autonomia. Siamo con loro per accompagnarle allo sportello legale, in ospedale, e per fornire tutti gli strumenti che gli possano consentire di muoversi soli sul territorio. E poi li sosteniamo anche nella ricerca e nella formazione lavorativaʺ. 

ʺLa scuola di italiano è già prevista dal Sai. Come cooperativa abbiamo deciso di rendere il servizio scolastico disponibile tutto l’anno perché crediamo che l’apprendimento della lingua italiana sia fondamentale nel processo di integrazione – aggiunge Turelli –. Fuori dal Sai, come K-Pax, abbiamo implementato altri corsi rivolti ai migranti presenti sul territorio. Fra questi c’è una scuola di italiano destinata solo alle donneʺ.

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L'accoglienza diffusa in Val Camonica

"Mai come ora vedo un enorme divario fra diritti, bisogni e politiche del governo"Silvia Turelli

Il lavoro di inclusione di K-Pax procede di pari con un percorso di accoglienza diffusa che affonda le proprie radici nel 2011. Malegno è il comune-pilota che apre le porte ai primi migranti in arrivo nella Val Camonica. Pian piano, a questo primo centro si aggiungono anche gli altri paesi del circondario. Il progetto va avanti e funziona al punto che il territorio viene ribattezzato come “la Valle accogliente”.

In un decennio scoppiano nuove guerre e si inaspriscono crisi socio-economiche mentre nuovi paesi perdono il proprio equilibrio. Conflitti, povertà e la ricerca di una vita migliore in Europa costringono ancora migliaia di persone ad abbandonare le proprie case per cercare rifugio lontani dalla loro “casa in fiamme”. L’Unione europea e l’Italia nel frattempo si barricano a suon di recinti e respingimenti lungo le frontiere; mentre decreto dopo decreto si colpiscono progetti ormai diventati modello di accoglienza. ʺCoi governi che si sono alternati in questo decennio, abbiamo assistito allo smantellamento del sistema di tutela e accoglienza dei richiedenti asilo e dei rifugiati – riprende Silvia Turelli –. Dopo il decreto Cutro, i richiedenti asilo della Valle sono stati di fatto esclusi da percorsi di integrazione che vanno avanti da tempo. Le persone si ritrovano bloccate nel limbo di un lungo iter burocratico che li confina in centri di accoglienza straordinaria spesso inadeguati ad esigenze di inclusione. Chi sperava di definire il proprio status, adesso vede solo ostacoli impegnativi davanti a sé. Chi ha un titolo di protezione internazionale invece, oggi fa i conti con un futuro incerto. Succede che siamo tutti più deboli davanti a queste nuove leggi. Mai come quest’anno, allo sportello legale sono arrivati cittadini che mi hanno chiesto come aiutare o regolarizzare l’amico o il vicino di casa che non può essere assunto. Mai come ora vedo un enorme divario fra diritti, bisogni e politiche del governo", conclude Turelli.

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Il sole splende ancora alto sulla Val Camonica. Alla stazione di Breno, una famiglia pakistana con due bambine molto piccole aspetta il treno per raggiungere il lago d’Iseo. Un anziano resta vicino a loro per tutto il viaggio: a un certo punto la tratta è interrotta per lavori sulla linea ferroviaria e occorre prendere un bus. Con un sorriso, questo signore con bastone e capelli bianchi dall’aria un po’ burbera indica alla famiglia che sono arrivati a destinazione. La bambina più grande scende saltellando e va via continuando a salutare l’anziano, che invece resta alla fermata del bus, sorridente fino all’arrivo del pullman. E ancora una volta l’umanità riesce a scavalcare frontiere che solo la solidarietà può abbattere.

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