Un'attivista di Ultima generazione protesta nella tangenziale di Bologna
Un'attivista di Ultima generazione protesta nella tangenziale di Bologna

Ddl eco-vandali, ipocrisia contro gli attivisti del clima

La Camera ha votato il disegno di legge voluto dal ministro Sangiuliano che prevede multe dieci volte più salate per chi protesta contro la crisi climatica. Intanto, a Bologna il giudice riconosce a tre attivisti l'attenuante di aver agito per "particolari motivi di ordine morale e sociale"

Marco Panzarella

Marco PanzarellaRedattore lavialibera

Natalie Sclippa

Natalie SclippaRedattrice lavialibera

19 gennaio 2024

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Giovedì 18 gennaio la Camera dei deputati ha approvato in via definitiva con 138 voti favorevoli, 92 contrari e 10 astenuti il disegno di legge 693, presentato dal ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano, che inasprisce le multe per chi danneggia i beni culturali e paesaggistici italiani. Il ddl "eco-vandali", come è ribatezzato impropriamente, era stato approvato lo scorso luglio dal Senato e, nello specifico, modifica le norme del codice penale che già prevedevano sanzioni per gli autori di questi reati.

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Sanzioni più salate

Il ddl introduce sanzioni amministrative più salate, modificando il contenuto dell’articolo 518-duodecis del codice penale. E così, chiunque distrugge, disperde, deteriora o rende in tutto o in parte inservibili o non fruibili beni culturali o paesaggistici propri o altrui è punito con la reclusione da due a cinque anni e con una multa compresa tra  20mila e 60mila euro (la norma attuale prevede importi compresi tra 2.500 e 15mila euro).

Chiunque distrugge, disperde, deteriora o rende in tutto o in parte inservibili o non fruibili beni culturali o paesaggistici propri o altrui è punito con la reclusione da due a cinque anni e con una multa compresa tra 20mila e 60mila euro

Per chi destina beni culturali a un uso incompatibile con il loro carattere storico o artistico è punito con la reclusione da sei mesi a tre anni, e con una multa che va da un minimo di 10mila a un massimo di 40mila euro (oggi 1.500-10mila euro). In sintesi: quasi decuplicano le sanzioni minime, quadruplicano quelle massime.

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Il prefetto decide sulle multe

Il ddl stabilisce che il prefetto è l’autorità a cui spetta applicare le sanzioni, dopo avere analizzato il rapporto sulle vio­lazioni steso dai pubblici ufficiali che accertano il reato. Il verbale è notificato al trasgressore entro 120 giorni dal giorno in cui è stato commesso il fatto, con il trasgressore che può beneficiare di una riduzione se paga entro 30 giorni.

Lo “sconto” non si applica, però, se nei cinque anni precedente l’autore del reato si è già av­valso della stessa facoltà. Infine, la norma dispone che i proventi delle multe finiscano nella casse dello Stato, per poi essere riassegnati al mini­stero della Cultura che utilizzerà quel denaro per ripristinare i beni “a prescindere – è specificato – dall’appartenenza pubblica o privata dei medesimi”.

"Particolari motivi di ordine morale e sociale"

A Bologna, nello stesso giorno in cui è stato approvato il ddl, tre attivisti di Ultima generazione sono stati condannati a sei mesi di carcere con sospensione della pena. Il gruppo, nato nel 2021, compie azioni di disobbedienza civile nonviolenta per costringere le stanze del potere a gesti concreti contro la crisi ecoclimatica. Così, nel novembre del 2022 avevano bloccato il traffico della tangenziale della città, incollandosi all’asfalto. La sentenza ha fatto cadere le accuse di danneggiamento e manifestazione non autorizzata e ha riconosciuto ai tre imputati l'attenuante di aver agito “per particolari motivi di ordine morale e sociale”.  

Negli ultimi mesi si è inasprita la risposta delle forze dell’ordine contro chi denuncia la crisi climatica, arrivando fino alla richiesta di sorveglianza speciale (poi rigettata) di Simone Ficicchia di Ultima generazione, considerato un “componente di spicco” del movimento. A luglio 2021, si è incollato con le mani al vetro che protegge la Primavera di Botticelli agli Uffizi di Firenze e poi al piedistallo di una statua di Boccioni al Museo del ‘900 a Milano. Ma non bastano queste azioni per ritenerlo socialmente pericoloso, come hanno poi scritto i magistrati nel decreto del 19 gennaio 2023. E continuano: “Non vi è proporzione tra le azioni di cui il Ficicchia è accusato e la sua personalità e i provvedimenti richiesti”.

È improprio chiamarli "ecoterroristi" o addirittura talebani. Questo linguaggio scredita non solo le persone che partecipano alle azioni, ma anche le cause per cui si battono

Le misure repressive che stanno colpendo i gruppi ambientalisti preoccupa anche docenti universitari e avvocati. “È molto pericoloso – commenta Roberto Capra, presidente della Camera penale del Piemonte occidentale "Vittorio Chiusano" durante una conferenza stampa organizzata mercoledì a Torino da Extinction rebellion – pensare che chi va a manifestare in maniera non violenta possa ricevere un foglio di via obbligatorio dalle questure solamente per aver esercitato il proprio diritto di dissenso”. Spesso, conferma l’avvocato Gianluca Vitale, “le ipotesi di reato sono fantasiose e infondate”, ma servono “a mettere paura”. 

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Una questione non solo italiana

Un trend che, come ha ribadito Michel Forst, relatore speciale Onu sui difensori dell'ambiente, non riguarda solo l’Italia. “Da parte di molti governi l’approccio utilizzato è duro, con forti critiche contro chi manifesta per denunciare la crisi ecoclimatica. Spesso si ricorre a termini come 'ecoterroristi' – parola per me sbagliata  e fuorviante – o addirittura 'talebani', espressione gravemente offensiva, visto ciò che sta subendo la popolazione in Afghanistan. In ogni caso, questo linguaggio scredita non solo le persone che partecipano alle azioni, ma anche le cause per cui si battono”.

100 avvocati: " Gli attivisti non sono pericolosi, stanno protestando per tutti!"

In Italia è stato ribattezzato ddl eco-vandali, con l’effetto, aggiunge Forst, “di trasformare la disobbedienza civile in qualcosa di illegale”. Ma alle volte, ha dichiarato, “le azioni illegali sono legittime”, come l’utilizzo di quella che in Francia viene definita “clausola di necessità”. “Se pensiamo alla crisi ecoclimatica, gli attivisti non fanno altro che denunciare la scomparsa del mondo e dell’umanità: anche in questo caso alzare la voce è necessario. Decidono di infrangere la legge deliberatamente, perché sanno che non ci saranno più risorse per tutti”. A essere più coraggiosi, conclude Forst, devono essere anche giudici e avvocati. Più di 100 di loro hanno firmato un appello contro la criminalizzazione: “Non sono pericolosi, stanno protestando per tutti!”.

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