Foto di Claudio Schwarz/Unsplash
Foto di Claudio Schwarz/Unsplash

A lezione di convivenza

Una società funziona se le persone si contaminano a vicenda, imparando dagli altri e rinunciando all'evidenza che il modello da seguire sia unico

Francesco Remotti

Francesco RemottiProfessore emerito di Antropologia culturale dell'Università di Torino

6 novembre 2023

Non c’è bisogno di laurearsi in qualche disciplina antropologica per sapere che le società umane, nel tempo e nello spazio, hanno dato luogo a una varietà impressionante di modelli di comportamento. Come diceva Pico della Mirandola nel suo De Dignitate hominis del 1476, l’uomo non ha una natura definita, ma si plasma e modella in tanti modi diversi: sono modi diversi – talvolta persino opposti – di concepire e dare forma all’umanità. 

L’antropologia culturale si è assunta il compito non soltanto di illustrare tale varietà, ma di fare emergere e rendere comprensibili i significati di tante stranezze. Per fare ciò occorre rinunciare, per esempio, all’idea che vi sia un’unica famiglia naturale e universale, un unico tipo di economia, di organizzazione politica, di diritto, di morale e così via.

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