Un corridoio del carcere di Torino Lorusso e Cutugno
Un corridoio del carcere di Torino Lorusso e Cutugno

Al carcere di Torino non furono torture ma abusi: multa di 300 euro all'ex direttore

A Torino è stata pronunciata la sentenza per gli imputati che hanno scelto il rito abbreviato al processo sulle presunte torture in carcere: secondo il gup, la colpa dell'ex direttore Domenico Minervini fu di non denunciare gli episodi. Un agente della polizia penitenziaria condannato a 9 mesi

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25 settembre 2023

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Dovrà pagare una multa da 300 euro per omessa denuncia l’ex direttore del carcere di Torino Lorusso e Cutugno Domenico Minervini, imputato insieme all’ex comandante delle guardie Giovanni Battista Alberotanza e all’agente Alessandro Apostolico al processo, svoltosi in rito abbreviato, per le presunte torture avvenute all’interno del penitenziario tra il 2017 e il 2019. L’inchiesta coinvolge altri 21 tra agenti penitenziari e sindacalisti dell’Organizzazione sindacale autonoma polizia penitenziaria (Osapp), che hanno scelto il rito ordinario.

Carcere di Torino, gli imputati di tortura non accettano riprese

La vicenda ha avuto inizio dopo le segnalazioni della garante dei detenuti di Torino Monica Gallo, che aveva denunciato ripetuti episodi di violenza e l’uso improprio di alcune celle dove i detenuti che mostravano segni di scompenso psichico sarebbero stati isolati, quando invece il regolamento penitenziario prevede il trasferimento in una sezione ad hoc. Gli abusi avrebbero coinvolto soprattutto i detenuti reclusi nel padiglione C, destinato anche ai cosiddetti sex offender, ossia gli autori di reati sessuali, secondo l’ipotesi accusatoria sottoposti a ripetuti pestaggi e umiliazioni.

Gli abusi mai denunciati

Per il gup di Torino Ersilia Palmieri, che ha pronunciato la sentenza, la colpa del direttore fu quella di non denunciare gli abusi. Smontata quindi la ricostruzione dell’accusa, secondo cui Minervini, una volta informato dei fatti, aveva aiutato gli “agenti coinvolti ad eludere le investigazioni dell’autorità, omettendo di denunciare i fatti di cui era venuto a conoscenza”, scriveva il pm nella richiesta di rinvio a giudizio presentata a luglio 2021.

Torture nel carcere di Torino: "I vertici sapevano"

L’allora comandante degli agenti di polizia penitenziaria Alberotanza, accusato di aver anche lui aiutato gli “agenti coinvolti ad eludere le investigazioni delle autorità, omettendo di denunciare i pestaggi e le altre vessazioni”, è stato assolto “perché il fatto non costituisce reato”. Alberotanza, che secondo il pm era stato informato dell’indagine dai due sindacalisti dell’Osapp Leo Beneduci e Gerardo Romano, in aula aveva affermato di essere venuto a conoscenza dell'inchiesta solo il giorno dell'arresto degli agenti, quando tutti all'interno dell'istituto "sono rimasti sorpresi", negando di essere stato informato dal sindacalista Romano. 

Torture nel carcere di Torino, l'ex direttore: "Segnalazioni troppo generiche"

Ha anche sostenuto di non aver avuto notizia di abusi, se non in riferimento a un singolo episodio: un detenuto fatto rimanere in piedi davanti a un cancello contro la sua volontà. In fase di requisitoria, il pubblico ministero Francesco Pelosi aveva chiesto 1 anno per Minervini e 1 anno e 2 mesi per Alberotanza.

Smontata la ricostruzione dell’accusa, secondo cui Minervini una volta informato dei fatti aveva aiutato gli “agenti coinvolti ad eludere le investigazioni dell’autorità"

All’ex agente Apostolico, che secondo la procura con "violenze gravi" e "crudeltà" avrebbe provocato "acute sofferenze fisiche" a un detenuto e poi l'avrebbe minacciato per assicurarsi l'impunità, è stata comminata una pena di 9 mesi, a fronte di una condanna richiesta del pm di 4 anni. Per il giudice non si sarebbe trattato di il tortura, ma abuso di autorità.

"Segnalazioni troppo generiche"

Durante il dibattimento, Minervini si era difeso spiegando di “non avere avvertito l'autorità giudiziaria perché le segnalazioni erano troppo generiche", Sulla stessa linea Alberotanza, che aveva raccontato di essere venuto a conoscenza dell'inchiesta solo il giorno dell'arresto degli agenti, quando tutti all'interno dell'istituto "sono rimasti sorpresi", negando poi di essere stato informato dai sindacalisti Osapp.

L'ex comandante delle guardie Giovanni Battista Alberotanza aveva detto di essere venuto a conoscenza dell'inchiesta solo il giorno dell'arresto degli agenti

Ricostruzioni dei fatti che non hanno mai convinto le parti civili, fra cui i Garanti dei detenuti e l'associazione Antigone, rappresentati rispettivamente dagli avvocati Davide Mosso, Roberto Capra e Simona Filippi. “Impossibile che i vertici non sapessero: hanno scelto di proteggere gli agenti a discapito del rispetto dei diritti dei detenuti”, avevano osservato durante le scorse udienze i legali dei due Garanti, ritenendo la ricostruzione di Minervini non attendibile.

Reato di tortura, l'allarme di Antigone: "A rischio i processi"

In particolare, l'avvocato Filippi aveva anche citato un dato rilevante che, a prescindere dall'esito della sentenza, fotografa una situazione “limite” all’interno della casa circondariale: dei 166 eventi critici che si erano verificati nel carcere di Torino da inizio gennaio a inizio ottobre 2018, 75 (quasi la metà) erano stati registrati proprio nel padiglione C.

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