Corridoio del Wakhan. Foto: Wikimedia
Corridoio del Wakhan. Foto: Wikimedia

Afghanistan, gli stupefacenti passano da qui

Il corridoio di Wakhan è una delle vie principali utilizzate dai narcos verso gli Stati ex Urss e la Russia. Grazie al suo isolamento non è soggetto a controlli

Lucia Vastano

Lucia VastanoGiornalista di guerra

21 dicembre 2023

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Il fiume Amu Darya ha una storia affascinante e drammatica. Lungo il suo corso sono stati tracciati i confini tra Afghanistan, Tajikistan, Uzbekistan e Turkmenistan, dove – per rifornire d’acqua le coltivazioni di grano e cotone – si disperde nel deserto Karakum prima di raggiungere il lago Aral, un tempo suo sbocco finale. Uno di questi confini è rappresentato dal corridoio di Wakhan, una stretta lingua di terra che divide l’Afghanistan a nord dal Tajikistan, a est dalla prefettura cinese dello Xinjiang, a sud dal Pakistan. Da qui transitavano fin dall’antichità viaggiatori e carovane di mercanti, pare anche quella di Marco Polo, e ora è usata dai narcotrafficanti. È una rotta abbastanza sicura: il corridoio non è mai stato toccato dalle turbolenze dell’area ed è lontano dalle zone in cui si coltiva il papavero da oppio; infine, grazie al suo isolamento, non vi sono controlli. 

È una rotta abbastanza sicura: il corridoio non è mai stato toccato dalle turbolenze dell’area ed è lontano dalle zone in cui si coltiva il papavero da oppio

Invece da Eshkashan, città all’ingresso del Wakhan, partono i carichi verso Shignan, città di confine con il Tajikistan, considerata la rotta Nord preferita dai trafficanti. Da lì proseguono verso la valle di Fergana, nel Kyrgyzstan, e poi in Kazakhstan, prima di entrare in Russia. Una nuova rotta dal Kazakhstan arriva fino a Novosibirsk, la più popolosa città russa dopo Mosca e San Pietroburgo, nel cuore della Siberia, importante hub di comunicazione lungo la Transiberiana, dove il consumo di cannabis, eroina e di meth è in costante aumento.

L'Asia colabrodo

Nei paesi di transito le droghe vengono anche consumate. L’Asia centrale è un colabrodo, spesso con la complicità di chi dovrebbe stare dall’altra parte. Succedeva lo stesso nel ventennio sotto il controllo della Nato. Tra gli altri, va ricordato il maresciallo Abdul Rashid Dostum, di etnia uzbeka, voluto dai presidenti Hamid Karzai e da Ashraf Ghani come vicepresidente (dal 2014 al 2020) e da loro stessi definito violento omicida e stupratore seriale. Filorusso, nemico dichiarato dei talebani, nel 2003 è stato tra i soci fondatori occulti della prima compagnia aerea afghana privata, la Kam Air, sospettata di essere utilizzata per il traffico di droga. Dopo l’arrivo dei talebani, gli aerei sono stati messi al sicuro in Iran, ma proseguono i voli da Kabul per varie destinazioni, con l’eccezione degli scali europei interdetti alla compagnia a causa dei bassi standard di sicurezza.

Afghanistan, hub di droghe sintetiche

Militari e overdose

Le rotte nord dall’Afghanistan portano le droghe in Russia, tra i mercati privilegiati, soprattutto dopo l’invasione dell’Ucraina. Mancano dati ufficiali, ma si stima che almeno il 10-15 per cento dei militari russi, molti dei quali giovani, torni a casa con gravi problemi di tossicodipendenza. Il presidente Vladimir Putin tende a classificare il problema come propaganda, ma tra i reduci si contano decessi per overdose, alcuni registrati come insufficienza renale o attacchi cardiaci.

Storicamente le droghe hanno sempre rifornito i fronti dove la paura, l’orrore e anche la noia sono insopportabili soprattutto per i militari di leva, mentre i professionisti ne fanno uso come eccitanti per compiere atrocità

I russi accusano a loro volta i soldati ucraini di fare uso anche di “zombie”, un cocktail micidiale di xilazina, eroina e fentanyl. Storicamente le droghe hanno sempre rifornito i fronti dove la paura, l’orrore e anche la noia sono insopportabili soprattutto per i militari di leva, mentre i professionisti ne fanno uso come eccitanti per compiere atrocità.

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