Sesto Calende, 6 giugno 2022. I funerali di Carol Maltesi, giovane donna uccisa da Davide Fontana, ammesso dai giudici a un percorso di giustizia riparativa. (Angelo Puricelli/Ansa)
Sesto Calende, 6 giugno 2022. I funerali di Carol Maltesi, giovane donna uccisa da Davide Fontana, ammesso dai giudici a un percorso di giustizia riparativa. (Angelo Puricelli/Ansa)

Carol Maltesi, questa non è giustizia riparativa

L'11 gennaio 2022, Davide Fontana ha ucciso e fatto a pezzi la 26enne Carol Maltesi. Ora, il tribunale l'ha ammesso a un percorso di giustizia riparativa, possibilità introdotta dalla riforma Cartabia. Una decisione che "viola il sentimento d'ingiustizia delle vittime", scrive Marco Bouchard, presidente della Rete Dafne

Marco Bouchard

Marco BouchardPresidente onorario Rete Dafne Italia

25 settembre 2023

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La decisione della Corte d’assise di Busto Arsizio favorevole alla richiesta di programma riparativo per Davide Fontana ci ha profondamente turbato. Secondo noi l’ordinanza contiene alcuni errori in diritto. Ma non è questo il punto. L’ordinanza della Corte d’Assise rompe il nucleo fondamentale della giustizia riparativa costituito dall’incontro tra persone separate nel processo ordinario, ma desiderose di provare a riavvicinarsi, liberamente e volontariamente, per mettere in comune la disgrazia di aver perso qualcosa o qualcuno e la disgrazia di dover fare i conti con il potere dello Stato, che può anche essere distruttivo. 

Cos'è la giustizia riparativa

La Corte d’assise viola il sentimento d’ingiustizia che a distanza di un anno e mezzo dall'omicidio di Carol Maltesi, provano ancora le vittime alla sola idea di incontrare l’imputato e non riesce a cogliere nella loro indisponibilità il rischio di una clamorosa vittimizzazione secondaria, che in questo caso – lo dice la Direttiva europea 2012 che sul punto ha effetto diretto – dovrebbe essere addirittura presunta, poiché una di esse ha appena compiuto sette anni ed è figlio dell’uccisa.

“La Corte d'assise viola il sentimento d'ingiustizia delle vittime e non riesce a cogliere nella loro indisponibilità il rischio di una clamorosa vittimizzazione secondaria”

La Corte d’assise lede lo stesso ruolo di mediatori perché li scavalca stabilendo in loro vece la fattibilità del programma riparativo mediante ricorso a vittime sostitutive (quante? di quale età?): e che fardello dovrà portare la vittima sostituiva nel mettersi nei panni di chi si è rifiutato di entrare nella stanza del mediatore? Quale idea di giustizia riparativa esprime la magistratura di fronte a lutti che richiedono anni di lavoro su se stessi – sopravvissuti e autori di reato – per trovare riparo, per sperimentare riparazioni e possibilità d’incontro?

Setti Carraro: dare un senso al dolore delle vittime

L’atto primo di questa riforma riparativa esigeva silenzio e verifiche, almeno inizialmente, su casi “sicuri”. Rete Dafne Italia, convinta assertrice di un dialogo con i servizi dell’amministrazione della giustizia e con i servizi di giustizia riparativa, esprime la solidarietà con i sentimenti offesi delle vittime e si mette a disposizione per un uso della giustizia riparativa rispettoso della dignità di tutti.

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