Silvana Mangano (al centro) interpreta una mondina nel film Riso amaro. Archivio Ansa/Do
Silvana Mangano (al centro) interpreta una mondina nel film Riso amaro. Archivio Ansa/Do

"Le storie siamo noi", racconti per ricordare le nostre radici

Nel libro "Le storie siamo noi", un gruppo di autrici racconta guerre, malattie, rivoluzioni e conquiste in Italia dal 1908 ai giorni nostri. Un'antologia realizzata dal gruppo di scrittura Donne di parola di Torino, che intreccia le vicende personali a quelle che hanno segnato l'identità del Paese

Claudio Ciancio

Claudio CiancioGià professore ordinario di Filosofia teoretica, Università del Piemonte Orientale

22 settembre 2023

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Che le autrici di questo libro, Le storie siamo noi (Fernandel, 2023), si chiamino Donne di parola non significa soltanto che è opera di un gruppo di scrittura, quello coordinato a Torino da Claudia Manselli, ma molto di più, che si tratta non di semplici racconti ma di testimonianze autentiche di eventi importanti, non solo sul piano personale ma su quello storico, eventi nei quali la storia italiana del Novecento allo stesso tempo si definisce e traspare.

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E anche, come dice Valentina Pazé nella sua Introduzione, è un libro contro il presentismo dominante nel nostro tempo, un libro cioè che ci aiuta a ritrovare e a ricordare le nostre radici, privo delle sdolcinature e del carattere evasivo di molta narrazione contemporanea. Vi si raccontano più drammi che gioie e i drammi si dimenticano di meno e ci ammaestrano di più.

Un racconto secolare

Ordinati cronologicamente, dal 1908 al 2021, i racconti attraversano la povertà della società contadina con la sua rigida organizzazione famigliare e sociale, l’umiliazione delle donne, le torture ai malati di mente, le sofferenze provocate dal fascismo, i traumi della guerra, le migrazioni nelle città del Nord. Ma anche esperienze positive, come quella delle intense relazioni e la solidarietà reciproca nelle case di ringhiera; l’integrazione soddisfacente di molti immigrati dopo le difficoltà iniziali; l’arrivo della televisione con lo stupore e la partecipazione collettiva alla visione dei programmi; le lotte operaie; la sensibilizzazione politica dei giovani nel ’68; il riconoscimento dei diritti dei disabili e, soprattutto, la progressiva emancipazione delle donne.

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E poi i riflessi di grandi tragedie, da quelle più vicine, come l’incendio del cinema Statuto di Torino o le morti causate dall’Eternit di Casale, fino a quelle di scala nazionale o mondiale, come la guerra del Vietnam, la strage di Capaci, le Torri gemelle e, infine, la pandemia da covid con il suo carico di morti, sofferenze, disagi e depressioni.

I problemi della grande storia

Il valore di questo libro sta, come sempre avviene nella migliore letteratura, nel fare emergere attraverso il racconto delle vicende personali le direzioni e i problemi della grande storia, che non solo s’intreccia con quelle vicende, ma produce in esse i suoi effetti e vi trova così il suo significato più concreto, il modo in cui si definisce nella vita degli uomini.

E questo carattere intermedio della migliore letteratura non vale solo per i rapporti tra i fatti e la grande storia, ma anche per quello tra i fatti e altre scienze umane, in particolare la sociologia e la filosofia. Che è come dire che sa fare trasparire dalla realtà dei fatti la teoria, una teoria che solo la riflessione e la sistemazione scientifica elabora e compie, e che tuttavia non potrebbe diventare tale e soprattutto non potrebbe diventare autentica se prescindesse da quel tessuto narrativo.

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La migliore letteratura sa conservare infatti la concretezza e la ricchezza della vita, portandola, allo stesso tempo, sul piano di una riflessione che non si deve distaccare del tutto da quella concretezza, se non vuole ridurla e impoverirla. La buona letteratura, com’è questo libro, una letteratura che ha il pregio di accentuare ed esplicitare questa funzione intermedia, ha il merito di fare da ponte fra i due livelli, i fatti e la teoria, richiamando ciascuno ai suoi limiti e cioè spingendo la semplice narrazione dei fatti a interrogarsi sul loro senso e a elaborarlo criticamente e inducendo l’elaborazione teorica ad alimentarsi continuamente della ricchezza della realtà concreta.

Il libro sarà presentato al centro commensale Binaria di Torino (via Sestriere, 34) mercoledì 4 ottobre, alle 18.30, con la partecipazione dell'assessore comunale Jacopo Rosatelli e di Valentina Pazè, docente di filosofia politica.

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