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21 marzo 2020, Ciotti: "La solidarietà che proviamo adesso deve sopravvivere al virus"

La Giornata della memoria per le vittime di mafie quest'anno si celebra online. L'emergenza coronavirus impedisce di scendere in piazza, ma non di testimoniare coesione e solidarietà

Redazione <br> lavialibera

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21 marzo 2020

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"Questo 21 marzo sia un'occasione di riflessione, di ulteriore responsabilità e di tanto impegno", con queste parole Luigi Ciotti invita a partecipare alla XXV Giornata della memoria e dell'impegno che quest'anno sarà celebrata online. "Palermo era pronta per raccogliere e per accogliere al meglio migliaia di persone. Ma sarà pronta altrettanto a ottobre". 

"In questi giorni la memoria riconoscente si manifesta come vicinanza a chi è impegnato in prima linea nel combattere questo terribile virus, curando e salvando tanti ammalati. E anche come ricordo delle sue vittime, che in molti casi sono morte in solitudine, senza il conforto della presenza dei loro cari impossibilitati, per ragioni sanitarie, ad accompagnarle nell'ultimo tratto di vita. Siamo chiamati oggi a fare la nostra parte, adottando comportamenti responsabili, seguendo tutte le misure necessarie". 

Vivere l'emergenza come un'opportunità

"Spero che questo virus sia al più presto contenuto e debellato. Ma attenzione, il ritorno a una vita sociale normale, non faccia dimenticare gli altri virus che da lunghi decenni infestano il nostro Paese. Sono parassiti a cui troppi hanno fatto l'abitudine, sottovalutandone il danno: mafie, corruzione, ingiustizie sociali, lo smantellamento dei diritti. Una democrazia a volte pallida, la distruzione ambientale, in molti casi il tradimento della nostra Costituzione". 

"Questa situazione complessa e dolorosa può essere vissuta come un'opportunità. Ce l'ha ricordato in questi giorni Papa Francesco dicendoci che questo momento 'è tempo da non sprecare'. È molto bello questo continuare a comunicare a distanza come abbiamo visto in questi giorni: i contatti attraverso il web, il cantare assieme, dalle finestre e dai balconi. Ma questo bisogno di colmare le distanze non ci faccia dimenticare le distanze che esistevano e che continuano a esistere. Parlo delle distanze sociali ed economiche. Il senso di solidarietà che proviamo adesso, sotto la minaccia del virus, deve sopravvivere al virus, trasformarsi in un impegno collettivo, per costruire un mondo più giusto, più umano, più uguale". 

Le mafie e i diritti degli ultimi

"Mai come in questo frangente storico, nonostante il grande impegno di magistratura e forze di polizia, le mafie sono forti e potenti. Potenti perché insediate in un sistema economico e finanziario che, se non criminale, è criminogeno e che, se non ha accolto le mafie, non ha fatto certo nulla per impedirne l'accesso in un intreccio di omissioni, distrazioni e complicità. Non solo le zone grigie, ma l'osmosi che si è creata fra legale e illegale: da un lato mafie flessibili, reticolari, imprenditrici e sempre più globali; dall'altro la corruzione e, diciamo, la mafiosizzazione di vaste parti di società e dei poteri che le rappresentano". 

"L'impatto dell'emergenza sanitaria sui diritti dei poveri e degli emarginati necessita di maggiore attenzione e di misure di tutela. Penso anche alle condizioni delle carceri: l'effetto del decreto legge non è stato sufficiente: si doveva e si può fare di più. E infine non possiamo non pensare al popolo della strada, a chi è senza casa, senza fissa dimora. E pure alle guerre, che in tante parti del mondo continuano a insanguinare terre, seminando dolore, morte e terrore".

Per affrontare l'emergenza coronavirus nelle carceri sono state adottate "Misure insufficienti" anche secondo il Garante dei detenuti

Ricordare tutte le vittime 

"Anche quest'anno, in queste condizioni, sia una memoria viva. Le vogliamo ricordare tutte, le vittime delle mafie, della corruzione, le vittime del dovere, del terrorismo, della criminalità comune, le vittime sul lavoro, le vittime del femminicidio, della violenza della guerra, della sopraffazione. Un nome, non dimentichiamolo mai, è lo scrigno della nostra unicità e diversità. Allora, un abbraccio e un appuntamento a Palermo, speriamo a ottobre, tutti insieme. Non dimentichiamoci che la speranza o è di tutti, o non è speranza". 

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