I carichi di cocaina sequestrati nel porto di Livorno poco prima dei lockdown. Si tratta di uno dei più grossi sequestri in Italia
I carichi di cocaina sequestrati nel porto di Livorno poco prima dei lockdown. Si tratta di uno dei più grossi sequestri in Italia

Quanta coca col Covid

Nel 2020 i sequestri di cocaina in Italia hanno raggiunto numeri mai visti: "Dopo i lockdown, i prodotti accatastati sono ripartiti e i narcos hanno cercato di recuperare", spiega Antonino Maggiore, direttore centrale dei Servizi antidroga

Andrea Giambartolomei

Andrea GiambartolomeiRedattore lavialibera

13 luglio 2021

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Antonino Maggiore, generale della guardia di finanza a capo della Direzione centrale dei servizi antidroga
Antonino Maggiore, generale della guardia di finanza a capo della Direzione centrale dei servizi antidroga

Il Covid non è bastato per tenere a bada i narcotrafficanti. I lockdown hanno interrotto solo per un breve periodo i loro affari, ma appena le limitazioni sono diminuite, hanno riempito il mercato delle merci accumulate, fossero carichi di cocaina o di captagon, pasticche simili alle anfetamine prodotte in Medio Oriente. A far il punto su quanto è avvenuto nel corso del 2020 sui narcomercati è il generale Antonino Maggiore, da un anno a capo della Direzione centrale dei servizi antidroga, un organismo interforze del ministero dell'Interno che si occupa del contrasto al traffico di stupefacenti.

Dai dati del vostro rapporto, emerge con chiarezza un picco dei sequestri di cocaina nell’estate 2020. Cos’è successo?

Abbiamo provato a dare una spiegazione che dovrà essere confrontata coi dati che emergeranno in futuro. Guardando però agli ultimi anni possiamo vedere che già il 2019 è stato un anno record. In media, nel decennio passato, si sequestravano tra le 4,5 e le 5 tonnellate di cocaina l’anno. Quest’anno l’aumento è stato del 60 per cento circa rispetto al 2019. Nei primi mesi del 2020, prima del Covid, i sequestri più ingenti erano avvenuti a Livorno, Civitavecchia e Gioia Tauro. Poi, scoppiato il Covid, era stato notato uno stallo. Ad esempio in Perù il prezzo era basso, i cocaleros (i coltivatori di coca, ndr) non si spostavano perché intimoriti o per il lockdown, che vietava gli spostamenti delle persone e delle merci, tra i quali anche i precursori (le sostanze usate per la lavorazione delle materie prime, ndr). Quando le misure sono state allentate, sono ripresi i traffici; i prodotti accatastati sono ripartiti e i narcotrafficanti hanno cercato di recuperare il tempo perso.

È stato un aumento avvenuto in breve arco di tempo?

I narcos potrebbe aver preferito la rotta mediterranea a quella verso il Nord Europa

Non sembrerebbe. Abbiamo condotto un’analisi prendendo in considerazione il periodo tra il settembre 2020 e il marzo 2021, durante il quale è stata sequestrata cocaina per nove tonnellate: in sei mesi la quantità confiscata è stata maggiore a quella di tutto il 2019. Un altro fattore da considerare è che le forze di polizia sono state sempre vigili. Se l'andamento dei sequestri dovesse essere confermato nel 2021, potremmo ipotizzare anche un cambio nelle rotte: negli ultimi tempi infatti sono aumentati i sequestri di cocaina in Grecia e in Turchia, da dove poi arrivano al Mar Nero per arrivare nei Balcani, un cambiamento forse dovuto ai maggiori controlli e sequestri nei porti del Nord Europa.

Droga e porti, la via del mare

La cocaina sequestrata in Italia era tutta diretta al mercato interno?

Tredici tonnellate per l’Italia sono tante. Una parte prende vie diverse. Ragionando sui dati di Gioia Tauro, sappiamo che alcune partite erano destinate ai Balcani. Lo abbiamo verificato con le consegne controllate (cioè il monitoraggio della consegna al destinatario delle spedizioni “intercettate” dagli investigatori, ndr) verso Kosovo e Montenegro. Possiamo quindi pensare che una parte delle tredici tonnellate fosse destinata a organizzazioni criminali non italiane, fermo restando che la ‘ndrangheta mantiene un forte dominio, incalzata dagli albanesi che ormai hanno broker in Sudamerica e affiliati in Nord Europa, come dimostra l’indagine Los Blancos condotta dalla polizia di Stato e dalla procura di Firenze.

Gli albanesi hanno stretto patti con le mafie pugliesi per i traffici nel canale di Otranto, dove trafficano marijuana. Sulle spiagge dell’Adriatico continuano gli sbarchi di carichi. Quant’è difficile fermare questo transito?

I sequestri di cannabis sono molto diminuiti a livello mondiale e anche in Italia. In Albania viene prodotta molta cannabis. Tra le polizia italiane e albanesi c’è una buona collaborazione: gli elicotteri della guardia di finanza sorvolano le zone di produzione, individuano le piantagioni e poi i colleghi albanesi intervengono per eradicare le piante. Negli ultimi anni è diminuito il numero di piante e la superficie coltivata. Questo può aver contribuito al calo, ma la produzione resta. Un tempo i sequestri fatti nell’Adriatico incidevano per più del 40 per cento del totale dei sequestri di marijuana, in seguito hanno diversificato i trasporti, che non avvengono soltanto via mare, ma anche via terra.

In Albania i narcos sono diventati più forti anche grazie alla corruzione e alle protezioni politiche

Un altro dato acclarato è che i lockdown hanno fatto aumentare le vendite online. Quanto può essere preoccupante?

I lockdown hanno accelerato l’utilizzo di uno strumento già esistente, deep web, dark net, social oppure app di messaggistica. In precedenza questi canali erano utilizzati soprattutto per le droghe sintetiche, mentre durante la pandemia sono stati sfruttati anche per quelle tradizionali. Non siamo ancora a un livello paragonabile allo spaccio di strada, ma le quantità sono cresciute anche perché i pagamenti sono più sicuri. La consegna resta un problema per chi usa questo canale: qualcuno si è vestito da rider, altri hanno utilizzato i servizi postali, ma nel frattempo negli aeroporti si individuavano più facilmente i pacchi, dove fanno dei controlli in base ai rischi e alle possibilità. Stiamo migliorando dei dispositivi che compiono esami spettrometrici del materiale (esami che permettono di comprendere la composizione chimica e da questa i contenuto dei pacchi, ndr), ma funzionano se l'involucro è fine. Gli investigatori adesso conducono indagini anche con gli acquisti simulati, per scoprire la rete, come fa la polizia di Stato con gli agenti infiltrati nelle piazze di spaccio.

Internet può essere un canale di vendita, ma anche di informazione sulle droghe

A proposito di droghe sintetiche. Quest’anno è stato registrato un incremento anomalo dovuto al sequestro di 13 tonnellate di captagon al porto di Salerno, pari a 84 milioni di pasticche. Si è scoperto a chi era destinato?

Quello è un caso straordinario che forse non si ripeterà più. È in corso un’inchiesta di cui non conosciamo gli esiti. Sappiamo però che la zona di produzione è la Siria. In generale, invece, sappiamo che le droghe sintetiche hanno un mercato in Nord Europa. Spesso in Olanda, Belgio, Repubblica Ceca o Polonia si trovano produttori di metamfetamine destinate al mercato europeo e non solo. Negli ultimi anni in Italia si confiscavano all'incirca cento chili di metamfetamine l’anno e, tolto il sequestro di captagon, nel 2020 siamo rimasti in quell’ordine di grandezza. Lo scorso anno le overdose dovute a droghe sintetiche sono state poche, non un dato preoccupante come negli Usa. Inoltre sono state scoperte 33 nuove sostanze psicotrope da inserire nella tabella degli stupefacenti.

A proposito di analisi e scoperte, avete instaurato una collaborazione con il dipartimento di scienze sociali ed economiche dell’Università La Sapienza di Roma. Perché?

Vogliamo mettere i nostri dati a disposizione di chi ha conoscenze nelle scienze sociali, dando una scientificità maggiore e una valenza statistica certificataAntonino Maggiore - Direttore centrale dei Servizi antidroga

Abbiamo un notevole patrimonio di dati su tutte le indagini esistenti ad esempio coi nominativi, i numeri di telefono, i dati dettagliati sui territori, le tipologie di soggetti. Noi li utilizziamo per analisi di tipo operativo, ma abbiamo pensato di poter permettere nuove analisi sulle tendenze, anche di tipo predittivo, mettendo i nostri dati a disposizione di chi ha conoscenze nelle scienze sociali, dando una scientificità maggiore e una valenza statistica certificata. Abbiamo già iniziato a fornire ai ricercatori informazioni sui mercati della droga, le reti e i prezzi.

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