Una veduta delle Madonie. Foto di Carlo Columba
Una veduta delle Madonie. Foto di Carlo Columba

I cittadini hanno bloccato un appalto sulle Madonie

Nel mirino la progettazione di impianti per il trattamento delle biomasse. È la prima volta che un organo indipendente di monitoraggio ferma un'assegnazione a causa della dubbia correttezza dell'azienda aggiudicatrice

Simone Olivelli

Simone OlivelliGiornalista di MeridioNews

1 giugno 2021

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Per la prima volta i cittadini hanno bloccato un appalto a causa della dubbia correttezza dell’azienda che se l'è aggiudicato. È successo sulle Madonie, in Sicilia, dove la progettazione di impianti per il trattamento delle biomasse che dovranno servire sei piccoli Comuni montani era stata provvisoriamente assegnata alla Delta Emme, uno studio di ingegneria palermitano. La società aveva presentato un'offerta al ribasso che, sul piano tecnico, gli aveva permesso di ottenere un punteggio alto nella gara d’appalto. Sotto la lente degli osservatori cittadini, però, è finito l'organigramma dell’impresa e in particolare il profilo del direttore tecnico Giuseppe Di Martino, colpevole di aver più volte violato le norme in materia ambientale. Un caso che mostra l’importanza del monitoraggio civico e del Codice appalti, che regola i contratti della pubblica amministrazione per eseguire opere pubbliche, di cui la deroga –  prevista nel decreto semplificazioni – è al momento fissata al 2023. 

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"È importante perché può fare scuola spingendo le pubbliche amministrazioni a favorire il coinvolgimento della società civile nelle attività di monitoraggio" Marco Sorrentino - associazione Amapola

Il Patto d'integrità

La storia vede protagonista l'associazione no profit Amapola e 21 centri delle Madonie che hanno deciso di fare rete creando il programma Madonie resilienti: Laboratorio di futuro, con l'obiettivo di gestire insieme oltre venti iniziative per lo sviluppo locale. Due di questi progetti sono stati selezionati per una sperimentazione di controllo civico sul buon andamento delle procedure e degli iter amministrativi: il primo riguarda il settore della produzione di energia tramite la realizzazione di piattaforme per il trattamento di biomasse, il secondo il settore dell'istruzione sotto il coordinamento della Rete scolastica delle Madonie. 

Tutto ruota intorno al Patto d'integrità: uno strumento pensato per prevenire la corruzione e l’illegalità negli appalti pubblici e che consiste in un accordo sottoscritto tra enti appaltanti, imprese che partecipano alle gare pubbliche e un organo indipendente di monitoraggio. Un organismo che ha il compito di scrivere report periodici pubblici, la facoltà di interrompere la procedura se si viola il patto e di avvisare le autorità competenti. Per incentivarne l'uso, la Commissione europea ha avviato il progetto pilota Integrity Pacts - Civil Control Mechanism For Safeguarding EU Funds, con l’obiettivo di valutare l’applicabilità e l’impatto di questo strumento nelle procedure di appalto finanziate da fondi strutturali e di coesione. Una sperimentazione che finirà a settembre 2021 e interessa progetti per un valore complessivo di 920 Milioni di euro in 11 stati membri dell’Unione europea, coinvolgendo 15 organizzazioni della società civile estranee alla procedura di appalto.

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L'esperienza Amapola

È in questo contesto che si inserisce l'esperienza di Amapola. L'associazione, guidata da Marco Sorrentino, si è aggiudicata la possibilità di svolgere il ruolo di controllore esterno negli atti della pubblica amministrazione con ricadute sui territori. Un monitoraggio che parte da quando una gara pubblica viene pensata a quando i lavori per cui viene indetta sono completati. "Per noi è stata un'opportunità importante – spiega Sorrentino a lavialibera –. Da anni siamo impegnati nello sviluppo sociale e crediamo che esso passi anche dall'accostare i cittadini alla cosa pubblica, anche quando la materia può sembrare più ostica". Nel caso del programma Madonie resilienti, il contributo di Amapola ha dato risultati concreti, facendo emergere una vicenda che altrimenti avrebbe rischiato di passare inosservata, seppellita da calcoli economici sulla base dei quali di solito le amministrazioni affidano i lavori. Senza tenere conto del passato di chi poi quei lavori andrà a compierli. "È importante perché può fare scuola – continua Sorrentino – spingendo le pubbliche amministrazioni a favorire il coinvolgimento della società civile nelle attività di monitoraggio".

L'appalto bloccato nelle Madonie

Gli attivisti di Amapola hanno lavorato con l'Unione delle Madonie dalle prime fasi della gara. Un rapporto che si è sviluppato tanto a distanza, quanto sul territorio con un referente dell'associazione – selezionato con una procedura trasparente – che ha avuto modo di confrontarsi con gli uffici. L'associazione ha segnalato il possibile mancato rispetto del patto d'integrità nella gara per la progettazione di una serie di impianti per il trattamento delle biomasse. Strutture che dovranno servire i piccoli centri montani di Aliminusa, Castellana Sicula, Collesano, Geraci Siculo, San Mauro Castelverde e Sclafani Bagni. La procedura, del valore di 147mila euro, era stata provvisoriamente aggiudicata alla Delta Emme. Lo studio d'ingegneria palermitano aveva presentato un ribasso del 35,50 per cento, riuscendo a ottenere anche un punteggio di 90,165 punti sul piano dell'offerta tecnica. Sotto la lente degli osservatori di Amapola, però, è finito l'organigramma della società palermitana e nello specifico la figura di Giuseppe Di Martino.

Il direttore della società che ha ottenuto l'appalto non aveva dichiarato di aver più volte violato le norme ambientali

“Analizzando i documenti e facendo delle ricerche su fonti aperte – continua il presidente dell'associazione che ha sede a Torino – abbiamo scoperto che il direttore della società aggiudicatrice aveva omesso di dichiarare una serie di guai giudiziari che, stando a quanto previsto dal patto d'integrità, andavano comunicati. Davanti alle nostre osservazioni la stazione appaltante ha proceduto a revocare l'affidamento provvisorio, facendo scorrere la graduatoria".

Nello specifico il professionista, tra il 2009 e il 2014, era stato ritenuto colpevole di avere violato in più di un caso le norme in materia ambientale. A questi fatti, a cui la Delta Emme non aveva fatto alcun accenno nell'autodichiarazione presentata al momento di partecipare alla gara, si è aggiunta l'estate scorsa un'ulteriore ombra. L'ingegnere, infatti, è finito in un'indagine su una presunta corruzione legata a una gara d'appalto indetta dall'Azienda sanitaria provinciale di Palermo. In quella procedura Di Martino era stato coinvolto nelle vesti di componente della commissione di gara. Per questa vicenda, il professionista è stato sottoposto per alcuni mesi al divieto di esercitare l’attività d'impresa. Una misura cautelare che lo ha riguardato, in parte, anche nel periodo in cui lo studio ha preso parte alla gara.

"A fronte di questi elementi per noi era evidente che il patto d'integrità fosse stato tradito dal privato. Tesi che ha retto anche davanti al tribunale amministrativo regionale della Sicilia", sottolinea Sorrentino. Davanti alla decisione della stazione appaltante di revocare l'aggiudicazione, facendo scorrere la graduatoria e affidando la progettazione alla seconda classificata, la Delta Emme ha fatto opposizione. Al centro del ricorso presentato al Tar di Palermo la tesi secondo cui l'ingegnere non sarebbe stato tenuto a comunicare fatti risalenti nel tempo e ormai chiusi da un punto di vista giudiziario. E quelli in corso? Dovevano appunto ancora concludersi. I giudici amministrativi, però, sono stati di avviso diverso, sottolineando che il codice degli appalti dà alla pubblica amministrazione potere discrezionale sulla valutazione del profilo dei partecipanti alla gara, al punto da consentire l'esclusione di un operatore economico che "si è reso colpevole di gravi illeciti professionali, tali da rendere dubbia la sua integrità o affidabilità" e che "abbia tentato di influenzare il processo decisionale della stazione appaltante oppure abbia omesso le informazioni dovute ai fini del corretto svolgimento della procedura di selezione".

I requisiti morali delle imprese

Anche in questo caso, un pronunciamento potenzialmente destinato a fare scuola. L'articolo 80 del Codice degli appalti, da molti conosciuto come quello riguardante i requisiti morali delle imprese, è spesso oggetto di controversie. Non sono molte le stazioni appaltanti che decidono di applicare il potere discrezionale di escludere un partecipante, specialmente nel caso di vicende giudiziarie ancora aperte, in base al principio della presunzione di innocenza fino alla sentenza di terzo grado. "Il nostro approccio con la stazione appaltante è sempre stato di natura collaborativa – dice il presidente di Amapola –. Cerchiamo di vivere il nostro ruolo non solo come organismo supplementare di controllo, ma come sprone affinché i processi avvengano nella massima trasparenza. Devo dire che l'Unione dei Comuni delle Madonie si è mostrata aperta al confronto ed è grazie a questo se è stato possibile raggiungere un risultato così importante". Va anche detto, però, che ci sono casi in cui la corruzione, che vive di reciprocità tra pubblici funzionari e privati, può fare venire meno la disponibilità a essere controllati da soggetti terzi. "In quel caso – chiarisce Sorrentino – da parte nostra ci sarebbe senz'altro l'impegno a denunciare all'autorità giudiziaria ogni eventuale illecito".

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Informazioni pubbliche inaccessibili

A distanza di anni dall'obbligo di trasparenza, i siti istituzionali a qualsiasi livello risultano molto carenti

Questa volta si è trattato di un appalto per un impianto di sei piccoli comuni siciliani. Ma avrebbe potuto essere una strada con le buche da coprire o un milionario parcheggio del Nord Italia. Il metodo del monitoraggio civico non cambia. Il principio della partecipazione attiva dei cittadini passa anche dal rendere più accessibili le informazioni possedute dalla pubblica amministrazione. Da questo punto di vista, a distanza ormai di molti anni dall'introduzione dell'obbligo di trasparenza, i siti istituzionali a qualsiasi livello risultano molto carenti di informazioni. "Il quadro è tutt'altro che roseo – afferma il presidente di Amapola – ma non solo da un punto di vista della quantità dei dati messi a disposizione di chi voglia monitorare, anche solo come cittadino, l'andamento delle cose. A essere precaria è anche la qualità di questa trasparenza: ci troviamo spesso con ammassi di dati di difficile comprensione. Documenti scansionati, di cui è impossibile fare la ricerca per parola, organizzati alla meno peggio. Tutto ciò fa desistere chiunque non abbia tempo e competenze adeguate. Anche dal cambiamento di questo scenario – conclude Sorrentino – dovrebbe passare l'impegno per avvicinare i cittadini allo Stato".

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