La differenza e lo specchio

In un'epoca di passioni indifferenti, individuali e sconclusionate, la differenza può riscrivere il femminile e il maschile come senso e come cammino

Giovanni Dissegna

Giovanni DissegnaDottorando in Filosofia all’Università degli studi di Napoli Federico II

5 marzo 2021

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Luce Irigaray è una filosofa e psicoanalista belga naturalizzata francese. Nata nel 1930, rappresenta un riferimento centrale del pensiero femminista o, meglio, del femminismo come pensiero edificato attraverso una serie di arcate concettuali: l’alterità, il maschile, la repressione, il corpo, la politica. Pur nella molteplicità, il pensiero di Irigaray ruota attorno a un unico elemento: il concetto di differenza in prospettiva sessuale.

La centralità di Irigaray è determinata da una considerazione illuminante del maschile e del femminile che oggi rischia di soccombere come dibattito pubblico. L’aspetto chiave di questo pensiero risiede nel rifiuto di una concezione della differenza sessuale intesa come dato biologico o stereotipo culturale. La tesi, decisiva, è che la differenza sia invece una questione testuale. La matrice dei rapporti tra i sessi trae alimento da una diversità di potenziale corporeo che si definisce come predominio maschile. Quest’ultimo, appropriandosi del mondo e invalidando ciò che è diverso da sé, concepisce e rimuove il femminile come uno spazio imprevisto da riempire e occupare in quanto eccezionale rispetto all’ordine del discorso. Il pensiero della differenza di Irigaray ha smascherato il meccanismo sintattico, coercitivo e repressivo dell’elemento maschile che ha conformato il nostro tempo: da qui, la differenza ha assunto un senso in quanto libertà di parola che si manifesta come libertà dalla parola dell’Occidente.

La diversità ha alle spalle un portato di storia, dolore e lotta che va riscoperto

Luce Irigaray indica le logiche del femminicidio originario tramite la metafora dello specchio, identificandolo come oggetto di legittimazione per la struttura maschile del discorso e distanziandosi polemicamente da Jacques Lacan. Nella lettura lacaniana, il sé è in origine un’immagine separata che si costituisce a partire da un riflesso e, così, l’"essere" non può fare a meno di concepirsi come "esser visto". L’identità è connessa anzitutto con la forma esteriore maschile e non con l’evento interiore femminile: il gesto identitario consiste nello sviluppo della dimostrazione razionale, finalizzata a convincere il mondo che l’identità riflessa nello specchio è quella di cui dobbiamo rispondere. Nel mondo come lotta dialettica, la giustificazione avviene attraverso il "fal-logo-centrismo",  che si contrappone allo "speculum", il femminile come opposto simmetrico dell’uomo, presenza autosufficiente e spazio del soffio vitale.

In ultima istanza, il portato dell’opera di decostruzione di Luce Irigaray non solo colpisce il presunto universale maschile e il primato della ragione, ma usa il femminismo per affermare la possibilità di un modo di pensare nuovo, non logocentrico, nella creazione di una nuova poetica.

Nella nostra epoca di passioni indifferenti, individuali e sconclusionate, cosa rimane di tutto ciò? Differenza è intesa, oggi, come una parola trasparente, una narrazione narcisistica (tragica ma non seria) per gli innumerevoli oracoli "entusiasti-irrilevanti" del web; un vuoto a rendere che, in mano agli influencer inclini all’aforisma, diventa un vuoto a perdere. Forse è proprio tramite la rilettura di Irigaray che, invece, sarà possibile ritrovare il portato di storia, di dolore e di lotta che la differenza porta con sé per riscrivere, nella solitudine globalizzata, il femminile e il maschile come senso e come cammino.

Da lavialibera n° 7 2021

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