Pierpaolo d'Arienzo, sindaco di Monte Sant'Angelo (Foggia)
Pierpaolo d'Arienzo, sindaco di Monte Sant'Angelo (Foggia)

Mafia foggiana, la resistenza del sindaco minacciato sin dalla sua elezione

Pierpaolo d'Arienzo è il primo cittadino di Monte Sant'Angelo, comune nel parco del Gargano dove da anni opera la quarta mafia. Dopo l'elezione ha subito una serie di intimidazioni da parte di ignoti: "Non ci fermerete"

Giulia Migneco

Giulia MignecoResponsabile Ufficio stampa e comunicazione di Avviso Pubblico

25 febbraio 2020

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“Hanno dato fuoco alla sala parto di mia figlia”. Questo ha esclamato, nel giugno del 2017, Pierpaolo d’Arienzo, sindaco di Monte Sant’Angelo, di fronte alla sua auto incenerita da un rogo di natura dolosa. Siamo nel parco del Gargano, nella provincia di Foggia, territorio dove da anni opera la cosiddetta “mafia garganica”, compagine criminale particolarmente violenta, come sostiene da diversi anni la Direzione investigativa antimafia. È la cosiddetta “quarta mafia”, che secondo gli investigatori sarebbe in grado di coniugare tradizione e modernità. A dimostrare la sua violenza sono anche i numeri dell'ultimo rapporto di Avviso PubblicoAmministratori sotto tiro”, presentato ieri a Cellamare (Bari), che evidenzia come la provincia di Foggia sia stata la più bersagliata nel corso del 2019, con ventuno casi censiti (+50% rispetto al 2018) e concentrati soprattutto a Foggia, Carapelle, Cerignola, Lucera, Manfredonia, Monte Sant’Angelo, Orta Nova, Peschici, San Giovanni Rotondo e Zapponeta. 

Auto in fiamme e teschi al municipio

“Hanno festeggiato la mia elezione con un bel fuoco. Sono incazzato di brutto perché in quell’auto ci era nata mia figlia - racconta d'Arienzo -. Sono perennemente in ritardo e pure quel giorno ero in ritardo, così non siamo arrivati in tempo all’ospedale e mia figlia è nata lì, sul sedile reclinato”.In campagna elettorale d’Arienzo, che si era candidato con la lista “CambiaMonte” ad amministrare un comune sciolto per mafia due anni prima, era stato chiaro: “Punteremo a rendere il comune di Monte Sant’Angelo una casa di vetro trasparente”. L’auto incendiata al sindaco non è stato né il primo né l'ultimo di una serie di atti intimidatori che l’amministrazione di Monte Sant’Angelo ha subito. Pochi giorni prima dell’incendio della macchina di d’Arienzo, ignoti avevano fatto esplodere l’automobile del responsabile comunale del settore Affari generali, Domenico Rignanese.

A marzo dello scorso anno, un altro pesante atto intimidatorio: all’interno di una busta di plastica appesa al portone del municipio, sono stati fatti ritrovare i resti di un teschio umano e alcuni biglietti contenenti minacce di morte indirizzati al sindaco, alla sua famiglia e all’assessore al Bilancio.Alcuni giorni dopo questo infame gesto, migliaia di cittadini hanno percorso le vie della città gridando: “Il silenzio non fa per noi”. A presiedere il corteo c’era l’arcivescovo Franco Moscone che ha pronunciato queste parole: “Non c'è bisogno di essere eroi, basterebbe ritrovare il coraggio di aver paura, il coraggio di fare delle scelte, di denunciare. Tutti insieme dobbiamo trovare questo coraggio, dobbiamo assumerci la responsabilità di una scelta: stare dalla parte della legalità”.

La reazione dei cittadini

I ragazzi hanno lasciato la scuola e sono venuti sotto gli uffici comunali per esprimere solidarietà all’amministrazionePierpaolo d'Arienzo - sindaco Monte Sant'Angelo

La mattina dopo la manifestazione è arrivata, puntuale, un’altra intimidazione. Ignoti hanno danno alle fiamme la porta-finestra del municipio. Ma la comunità non si è fatta intimidire e si è stretta subito attorno all’amministrazione comunale.
A poche ore dall’incendio, infatti, gli studenti hanno deciso di abbandonare le loro aule per dire pubblicamente in piazza: “Noi non abbiamo paura delle mafie”. “I ragazzi hanno lasciato la scuola e sono venuti sotto gli uffici comunali per esprimere solidarietà all’amministrazione – racconta il sindaco d’Arienzo, commosso dal gesto –. Questo dimostra che la società ha ancora all’interno gli anticorpi necessari per reagire”. A chi minaccia, il sindaco di Monte Sant’Angelo ha mandato pubblicamente questo messaggio: “Non ci fermerete, noi andiamo avanti nel nostro lavoro, continueremo a combattere. Lo dobbiamo a noi stessi, alle nostre famiglie e a tutti quelli che a Monte Sant’Angelo hanno creduto in me, in questa squadra di amministratori pubblici”. Quando minacciano e intimidiscono un sindaco, non si colpisce soltanto una singola persona, ma un’intera comunità, la civile convivenza, la democrazia.

 

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