Il distanziamento visto dalle stelle

C'è un solo modo per trarre profitto da un eventuale secondo lockdown: meditare sul nostro bisogno di relazioni vere. L'uomo è fatto per abbracciare

Fabio Cantelli Anibaldi

Fabio Cantelli AnibaldiScrittore

3 novembre 2020

Non amo avere il prossimo vicino: Se ne vada lontano e sulle alture! Come, altrimenti, può essermi stella?Friedrich Nietzsche - autore de La gaia scienza, 1882

Tra le grandi idiozie di questi giorni spicca quella che attribuisce le pene del distanziamento all’abitudine a vivere in un mondo dove le distanze spazio-temporali sono rapidamente colmate dai mezzi della tecnica: aerei, treni ad alta velocità, Internet eccetera. Idiozia perché è vero proprio l’esatto contrario.

Sin da quando l’uomo primordiale usava un bastone per farsi largo nella selva o una pietra per scalfirne un’altra e ricavarne un’arma, la tecnica è un medium, una parte di mondo che l’uomo utilizza per agire sul mondo in modo insieme separato ed efficace, tramite una prassi capace d’incidere sul circostante senza restarne intaccata. Processo che ha appunto nella distanza – anzi nel distanziamento – il suo fulcro. Pensiamo solo all’invenzione delle armi da fuoco. Prima per uccidere bisognava avvicinarsi al “nemico”, ingaggiare un corpo a corpo, correre il rischio d’essere feriti o imbattersi nello sguardo terrorizzato della vittima, sguardo che ci avrebbe perseguitato per il resto dei nostri giorni. Con le armi che uccidono a distanza o addirittura col telecomando tutto è diventato più semplice: si può uccidere senza colpo ferire e soprattutto senza turbamento morale, con buona pace dell’assassino.

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