215 ore di cemento armato. Così si fa un abuso edilizio

Nove giorni e nove notti di lavoro per costruire una villetta monofamiliare. Lo spiega Totonno, "o' masto" di un'impresa specializzata in questo genere di lavori

Peppe Ruggiero

Peppe RuggieroVicedirettore lavialibera

Aggiornato il giorno 21 settembre 2020

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Il 10 settembre la Camera ha dato il suo ok per la definitiva conversione in legge al decreto semplificazioni. Nel testo è stato accolto un emendamento proposto da Legambiente (presentato dai senatori De Petris, Errani, Grasso, Laforgia, Nugnes e Ruotolo) sulle mancate demolizioni delle case costruite illegalmente. Grazie all’intervento dei prefetti e al supporto del genio militare, infatti, potranno essere attivate le ruspe, ancora oggi sostanzialmente ferme: oltre l’80% degli immobili colpiti da ordinanze di demolizione, infatti, è ancora in piedi.

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Duecentoquindici ore. Nove giorni e nove notti di lavoro. Tanto ci vuole per costruire abusivamente una villetta monofamiliare. Tutto compreso: impianto elettrico, pavimenti e idraulica. A raccontarlo è o’ masto di un' impresa specializzata in costruzioni abusive che da anni opera alle pendici del Vesuvio ma che si spinge anche nel territorio giuglianese, a nord di Napoli. Li chiamano gli All black. Tutto in nero. Sono i più richiesti sul mercato. Ovviamente quello abusivo. Si paga un po’ di più rispetto alle cifre ufficiali, in contanti e senza fattura, ma assicurano la celerità del servizio. Sono una delle tante ditte fantasma, che non trovi registrata in nessuna Camera di commercio, pronti a uscire allo scoperto quando sanno che vuoi costruire abusivamente. Per raggiungerli devi attraversare il paesaggio kitsch che ti accompagna verso il vulcano. Ville con cancelli istoriati, ristoranti con viali di cemento cui fanno ala leoni, gladiatori, nani e ancelle di gesso. Tutto a grandezza naturale. E ancora: fontane con luci al neon, capannoni per le tavolate. Una scenografia degna di Las Vegas avvolge il vulcano. Una casbah di mattoni e cemento che si arrampica verso l'alto. 

Il protocollo del costruttore abusivo. Totonno – così si fa chiamare il nostro capomastro – ci racconta che prima di iniziare a impastare il cemento è determinante assicurarsi gli strumenti necessari per occultare l’avvio dei lavori. "C’è bisogno di grandi disponibilità di lamiere, grandi camion con tendoni da utilizzare come sipario e alberi già esistenti sul posto". Individuato il luogo, ecco che si mettono in moto le ruspe. "In venti ore realizziamo lo scavo per le fondazioni e quindici carpentieri specializzati predispongono tutte le cubature metalliche e le armature per la realizzazione delle fondamenta". Nella fase successiva entrano in azione le betoniere. "In cinque ore, lavorando più persone contemporaneamente, si attua la fase del calcestruzzo. Qui operiamo nei giorni festivi e prefestivi, spesso dopo il tramonto. Non dobbiamo dare nell’occhio". Senza smontare le cubature metalliche, si procede alla sistemazione delle armature per i pilastri. Ma prima di continuare la conversazione, Totonno ci riprende: "Dotto’, in termine edilizio si chiamano ‘casserature’". E ci confida: "Anche il nostro lavoro è cambiato, ormai non c’è più spazio neppure per una casa abusiva e ci stiamo attrezzando per costruire solo in verticale, non più case, ma piani".

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In dieci anni è sorta dal nulla una città grande come Caserta: oltre 60mila abitazioni completamente illegali

Altro getto di calcestruzzo. Sistemazione per armature e laterizi per il solaio. In tutto altre trentacinque ore. "A questo punto smontiamo le casserature, partendo rigorosamente dalle fondazioni e, per ragioni di tempo, non rispettiamo sempre i giorni necessari per la presa del calcestruzzo". La struttura della villetta abusiva monofamiliare è quasi completa. Le ore successive sono dedicate alle tramezzature. Qui il tempo è tiranno. In settanta ore la squadra di muratori inizia gli intonaci, sistema le finestre, installa gli infissi esterni e tinteggia le pareti. La casa è pronta. Chiavi in mano.

L’abitazione andrà ad arricchire il panorama di Abusivopoli, Campania, la regione più abusiva d'Italia. Dove in dieci anni dal nulla è nata una città grande come Caserta. Fuori da ogni regola e legge. Oltre 60mila abitazioni, capannoni industriali, attività produttive, addirittura stalle. Un centro urbano in cemento e mattoni, completamente abusivo, illegale, anche brutto esteticamente. Una colata di mono e bivani, ville e villette, palazzine e interi quartieri che neanche la più geniale fantasia di un geometra impazzito avrebbe potuto auspicare. Sotto gli occhi di tutti. Si è costruito in prossimità di scarpate, di zone sismiche, di zone franose. Il cemento si è aggiunto al cemento in modo disordinato, senza regole, indebolendo versanti che poi con le forti piogge cadono e trascinano giù tutto quello che trovano. Consapevolezza del pericolo: zero.

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Il ruolo della criminalità organizzata

Ad alimentare questo business è stata senza dubbio la criminalità organizzata. Attraverso il cemento armato sono stati riciclati ingenti capitali sporchi derivanti da altre attività criminali; si è sviluppata un’imprenditoria complessa, che attraverso il mattone ha voluto riaffermare il controllo del territorio. O tramite società immobiliari, o attraverso attività estrattive o direttamente con le imprese edili.

Com’è stato possibile tutto ciò? La risposta è semplice: il potere politico e quello criminale in questa terra hanno stretto una solida alleanza. Del resto, non sarà un caso se il 67 per cento dei Comuni campani sciolti per infiltrazioni mafiose dal 1991 a oggi vede alla base del provvedimento proprio l’abusivismo edilizio. E poi è risaputo che la lotta a questa pratica paga poco o nulla in termini elettorali e i sindaci, tranne poche eccezioni, preferiscono guardare dall’altra parte piuttosto che intervenire per reprimere gli abusi. Il consenso che ottengono consentendo di costruire illegalmente è di gran lunga superiore a quello che acquisirebbero imponendo il rispetto delle norme.

Prima di togliere il disturbo Totonno ci riferisce che la sua ditta è attrezzata anche per completare l’opera. "Il nostro lavoro si direbbe concluso ma in venticinque ore la mia squadra di idraulici ed elettricisti predispone tutti gli impianti e il cliente è ancora più soddisfatto". Lavoro più complicato per i piastrellisti e gli imbianchini. Altre 60 ore e le stanze vengono dotate di pavimenti, i bagni completati, i collegamenti elettrici attivati. A questo punto i proprietari possono occupare la casa. E c’è anche chi installa il cancello: anche se abusiva, il senso della proprietà è molto forte. Meno quello della legalità.

Da lavialibera n°4 luglio/agosto 2020

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