Le sponsorizzazioni della pagina Fb di Salvini
Le sponsorizzazioni della pagina Fb di Salvini

Salvini e la campagna Facebook anti-migranti

Il leader della Lega fa sponsorizzare contenuti contro gli sbarchi, esprimendo solidarietà ai lampedusani e al governatore Musumeci. Ma li diffonde solo nelle regioni in cui si andrà a votare

Rosita Rijtano

Rosita RijtanoRedattrice lavialibera

3 settembre 2020

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Esprime solidarietà ai cittadini di Lampedusa in protesta contro gli ultimi sbarchi di migranti, accusa il Governo di "averci venduto all'Europa", e invita "gli italiani" chiamati alle urne a dare "un segnale forte". Sono i primi post che Matteo Salvini ha deciso di sponsorizzare sulla propria pagina Facebook dopo alcune settimane di stop. Per qualche tempo lo staff social dell'ex ministro dell'interno, guidato da Luca Morisi, non ha pagato per diffondere e promuovere contenuti, come Menlo Park permette di fare. Ma adesso torna alla carica, pubblicizzando due video che segnano l'apertura della sua campagna online in vista delle prossime elezioni regionali e amministrative. Una tornata che si preannuncia all'insegna del sentimento anti-migranti e su cui il leader della Lega punta molto: "Se (le elezioni, ndr) vanno come sento mandiamo il Governo a casa", ha detto durante un comizio a Rapallo, in provincia di Genova, nei giorni scorsi.

Obiettivo: regionali 2020

Che la manovra serva al leader leghista per raccogliere consenso sfruttando la rabbia anti-migranti, lo suggerisce il fatto che i post promossi non vengono mostrati in Sicilia, la Regione oggetto dei contenuti, bensì proprio nelle Regioni in cui si andrà a votare il 20 e il 21 settembre

"Vogliamo Lampedusa libera. Basta sfruttamento", grida un isolano in uno dei filmati pubblicati, che viene accompagnato dal testo: "Oggi pomeriggio a Lampedusa trasformata in campo profughi d’Europa dal #governoclandestino, proseguono le proteste dei cittadini: solidarietà da tutti gli italiani!". Una pubblicità costata tra i duemila e i 2500 euro, che ha avuto come bersaglio soprattutto le persone dai 35 ai 64 anni. Stesso target, ma budget più elevato (tra i 5mila e i 6mila euro) per il secondo post in cui si sente urlare "Rimpatri subito" e in cui il Capitano, così come l'appellano i sostenitori, sferra il proprio attacco politico: definisce Conte "borioso", Lamorgese "burocrate", Pd e 5Stelle "poltronari". Mentre spalleggia il governatore siciliano Nello Musumeci, impegnato nei giorni scorsi in un braccio di ferro con il Governo. Oggetto del contendere l'ordinanza firmata dal presidente della regione Sicilia che prevedeva la chiusura immediata degli hotspot e dei porti dell'isola per un presunto rischio sanitario legato all'emergenza Covid. Un provvedimento che è stato poi sospeso dal Tribunale amministrativo di Palermo, cui la Presidenza del Consiglio aveva fatto ricorso, sottolineando che l'ordinanza interferiva gravemente sulla gestione del fenomeno migratorio: materia di stretta ed esclusiva competenza dello Stato. 

Io, moderatrice di Facebook al lavoro contro l'odio. Salvini, protetto speciale

Le due nuove inserzioni fanno salire a quota 270.176 euro le spese complessive sostenute da Salvini per sponsorizzare "temi sociali, elezioni o politica" sulla rete di  Mark Zuckerbergdal 28 marzo 2019 a oggi. Che la manovra serva al leader leghista non tanto per incidere sulla situazione in sé, quanto per raccogliere consenso sfruttando la rabbia anti-migranti, lo suggerisce il fatto che i post promossi non vengono mostrati in Sicilia, la Regione oggetto dei contenuti, bensì proprio nelle Regioni in cui si andrà a votare il 20 e il 21 settembre: Campania, Toscana, Veneto, Liguria, Valle d’Aosta, Marche e Puglia.

Le regioni in cui vengono mostrati i post sponsorizzati di Salvini
Le regioni in cui vengono mostrati i post sponsorizzati di Salvini

Il caso Lampedusa

La situazione a Lampedusa è diventata centrale nel dibattito politico dopo lo sbarco a bordo di un grande peschereccio di 367 migranti, ma l'isola non ha smesso di essere sotto i riflettori dei social dal 7 agosto in poi, quando Libero, Il Giornale e Il primato nazionale (testata vicina a CasaPound, movimento politico di estrema destra), hanno pubblicato — a firma rispettivamente di Salvatore Dama, Chiara GianniniFrancesca Totolo — uno scoop che in seguito si è rivelato falso. La notizia riguardava la presunta uccisione di quattro cani di una signora dell'isola di nome Rosy. Come prova della veridicità della denuncia, la lampedusana aveva mostrato alcune ossa. Peccato che, dopo un sopralluogo, il veterinario dirigente dell'Asp di Palermo abbia concluso che "i resti non fanno presupporre a un decesso recente dell’animale, ma risalgono a periodi antecedenti" e si sia scoperto che una parte della casa di Rosy risulti abusiva.

"I mandanti politici non sono difficili da individuare e hanno legittimato questo modo di fare" Beppe Giulietti - presidente della Federazione nazionale stampa italiana

Alcuni giornalisti che si sono impegnati a smascherare la bufala come Francesca MannocchiAngela CaponnettoNello ScavoAndrea Palladino e Asmae Dachan, sono stati insultati e minacciati online. E nel mirino è finito anche Beppe Giulietti, presidente della Federazione nazionale stampa italiana (Fnsi), organizzazione che raggruppa i sindacati dei giornalisti, intervenuto in loro difesa. "Penso che Francesca Totolo e gli altri siano solo comparse — ha detto Giulietti in un'intervista a lavialibera —. I mandanti politici non sono difficili da individuare e hanno legittimato questo modo di fare". "Per la politica e i media l’odio è diventato una valuta", aggiunge Giovanni Ziccardi, professore d'informatica giuridica dell'Università di Milano, e autore del libro L'odio online. Violenza verbale e ossessioni in Rete. "I primi lo usano per guadagnare consensi. I secondi per fare clic, vendere più copie, e guadagnare telespettatori". 

Il dibattito sull'hate speech espresso in Rete coinvolge, ormai da anni, le massime istituzioni. Ma le responsabilità del fenomeno, difficile da monitorare, vanno cercate soprattutto nella politica

I signori dell'odio online 

In questo contesto, si inseriscono i post di Salvini cui fanno da megafono altri esponenti della Lega. È il caso, per esempio, di Angelo Ciocca, europarlamentare che in questi giorni sta pubblicando post su Lampedusa in cui parla di "situazione al collasso". O di Alessio Colzani, consigliere comunale di Pusiano (provincia di Como) e membro dello staff del governatore della Lombardia Attilio Fontana, che sulla propria pagina Facebook lamenta "un'invasione senza fine" e chiede "stop alla sostituzione etnica".

Non una tattica nuova, come abbiamo già visto durante le elezioni europee dello scorso anno, che sono state precedute da un'agguerrita campagna elettorale online. Un'analisi di Amnesty International ha mostrato che a mettere la firma sui post maggiormente capaci di aizzare gli animi, generare sentimenti negativi, scatenare insulti e minacce dal 15 aprile al 24 maggio 2019 sono stati i politici dal colore politico ben preciso: verde Lega. In particolare, il contenuto che ha scatenato sia più repliche offensive e/o discriminatorie è stato quello del già citato Ciocca, allora candidato, che riporta la notizia di due fermi per terrorismo, accompagnata dalla scritta: "TOLLERANZA ZERO per chi, in nome di una religione, vuole portare MORTE nel #NostroPaese meritano di non uscire più di GALERA!!!". "Sono qui a portarci la guerra, pena di morte", scriveva un utente. "Al muro e fucilatelo", faceva eco un altro. 

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