Michael Bloss, europarlamentare dei Verdi tedeschi
Michael Bloss, europarlamentare dei Verdi tedeschi

"Battiamoci per la legge sul clima"

A fine settembre l'Ue annuncerà i nuovi obiettivi climatici a breve termine e a ottobre si voterà per la prima norma giuridicamente vincolante sul Green new deal. Intervista a Michael Bloss, eurodeputato dei Verdi tedeschi

Rosita Rijtano

Rosita RijtanoRedattrice lavialibera

Aggiornato il giorno 19 settembre 2020

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Nonostante la presidente della Commissione europea Ursula Von der Leyen abbia appena annunciato che il 37 per cento del Recovery Fund sarà destinato agli obiettivi del Green new deal, Michael Bloss — eurodeputato de I Verdi tedeschi e relatore per il suo gruppo parlamentare sul pacchetto di riforme che si propone di rendere l’Unione europea climaticamente neutra entro il 2050 — è ancora arrabbiato. L’accordo che ha portato il Consiglio dell’Ue al varo dei fondi diretti a stimolare la ripresa economica del Vecchio continente "è a spese del clima", dice. "L’Unione deve tagliare gli investimenti per la produzione di acciaio senza anidride carbonica dai 30,3 ai 5,6 miliardi di euro. Anche i fondi per supportare la trasformazione delle regioni carbonifere sono stati ridotti, passando dai 40 ai 10 miliardi di euro. Un allontanamento dalla transizione ecologica". Ma non tutto è perduto: "Ci batteremo all’interno dei negoziati per il Multiannual financial framework, che stabilisce le risorse da destinare ai diversi settori nell’arco di sette anni (quello attuale è in vigore fino al 2020, ndr), per far sì che il budget di lungo periodo funzioni sia per le persone sia per l’ambiente".

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L’altra grande partita si giocherà in autunno. A fine settembre verranno annunciati i nuovi obiettivi climatici europei a breve termine. I leader si sono già detti favorevoli ad alzare l'asticella, ovvero a ridurre ulteriormente le emissioni dell'Unione entro il 2030. Von Der Leyen ha fatto sapere che la Commissione proporrà una riduzione di almeno il 55 per cento. Anche se si prevede una dura resistenza da parte dei paesi cosiddetti del gruppo Visegrad (Polonia, Repubblica Ceca, Slovacchia e Ungheria), più Romania e Bulgaria. Mentre a ottobre il Parlamento voterà sulla legge sul clima, la prima norma europea sul clima il cui proposito è quello di rendere giuridicamente vincolanti gli obiettivi fissati dal Green deal. Grazie alla legge, le istituzioni dell'Ue e gli Stati membri sarebbero tenuti ad adottare le misure necessarie a livello nazionale e dell'Ue per raggiungere questi obiettivi. Inoltre, sono previste misure per verificare ogni cinque anni i progressi compiuti e adeguare le politiche di conseguenza.

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"Non abbiamo bisogno di obiettivi per il 2030 e il 2050, ne abbiamo bisogno per ogni mese e anno", hanno scritto 34 attivisti, tra cui la giovane leader dei Fridays for future Greta Thunberg, in una lettera aperta indirizzata ai politici europei. Per Bloss si tratta di un'opportunità "senza precedenti" che non va sprecata, "senza questa legge la base del Green deal, e per stabilire dove saranno investiti miliardi di euro, viene a mancare. Dobbiamo batterci".

Quali sono i prossimi passi?
Al Parlamento stiamo lavorando per migliorare la debole proposta di legge sul clima presentata in Commissione, su cui si voterà a ottobre. Successivamente si entrerà in una fase di negoziati all’interno del Consiglio dell'Unione europea, sotto la guida della Germania. C’è bisogno che questa norma sia finalizzata al più presto, altrimenti avremo fatali conseguenze sul clima e un ritardo enorme sul Green new deal. I capi di Stato europei devono capire che si tratta di un’opportunità unica per rafforzare l’Unione, modernizzarne l'economia, creare nuovi posti di lavoro, e proteggere l’ambiente.

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Perché è importante?
Dobbiamo introdurre subito dei miglioramenti, se vogliamo mantenere a un livello tollerabile il riscaldamento globale, di cui vediamo già le conseguenze. Nel sud dell'Italia e della Spagna ci sono già le prime avvisaglie di desertificazione, che stanno causando grandi problemi all'economia locale. Mentre a casa mia, in Germania, le foreste muoino sempre più spesso a causa della siccità. Non possiamo più investire in petrolio, gas, e carbone, tenuto conto del loro costo ecologico. Abbiamo bisogno di un budget che ci dica quanto gas serra possiamo ancora emettere, di forti obiettivi per il 2030, e di un comitato scientifico che valuti le politiche europee per stabilire se sono efficaci a contrastare il riscaldamento globale. Elementi che saranno inclusi nella legge.

C’è il rischio di un flop?
Fino ad ora grazie al lavoro dell’attuale presidente della Commissione Ursula Von der Leyen e del vicepresidente Frans Timmermans, che hanno tirato dritto nonostante le critiche provenienti dalle loro stesse fila, siamo andati nella direzione giusta. Certo, la situazione è cambiata dopo l’ultimo accordo. Ma abbiamo ancora l’opportunità di recuperare terreno.

Chi rema contro?
Forze all’interno dell’estrema destra e dei conservatori. Questi ultimi, in particolare, sono divisi per paura di perdere voti. Manfred Weber, capogruppo del Partito popolare europeo (compagine di centrodestra, ndr) ha detto che la protezione del clima dovrebbe essere messa in secondo piano. Affermazioni folli. Un inaccettabile retaggio del passato che non tiene conto del nostro futuro.

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