Francesco Merloni, presidente dell'Autorità nazionale anticorruzione
Francesco Merloni, presidente dell'Autorità nazionale anticorruzione

L'Anac: "La criminalità sfrutta la corruzione. Col Covid effetti devastanti"

Il presidente Merloni denuncia: "Dietro i consensi di facciata una resistenza tenace". L'organismo viene visto come "un intralcio o produttore di nuovi vincoli"

Andrea Giambartolomei

Andrea GiambartolomeiRedattore lavialibera

2 luglio 2020

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Bisogna “agire sui comportamenti per orientarli sempre ed esclusivamente al servizio dell’interesse pubblico” e per farlo bisogna cominciare “dalle cose più 'semplici' e 'alla portata'”, come “dotarsi di una buona amministrazione e di regole chiare e trasparenti” e formare il personale delle amministrazioni pubbliche. Sono le linee tracciate da Francesco Merloni, presidente facente funzioni dell'Autorità nazionale anticorruzione (Anac), l'organismo indipendente di prevenzione della corruzione, che questa mattina ha illustrato alla Camera i dati del lavoro compiuto in questi sei anni di attività. Presto lui e gli altri consiglieri dovranno lasciare l'incarico per la scadenza del loro mandato e il governo dovrà nominare i nuovi componenti. Per questa ragione l'appuntamento è stato un modo per fare il punto dopo sei anni di lavoro.

Un lavoro che, stando alla relazione, comincia a dare i suoi frutti e a essere apprezzato, ma non da tutti: “Dietro consensi di facciata, abbiamo registrato resistenze, spesso silenziose e tenaci, accompagnate da tentativi di dipingere l'autorità per quello che non è mai stata, un intralcio o un produttore di nuovi vincoli”. Il riferimento può essere trovato nelle dichiarazioni di quei politici, amministratori pubblici e imprenditori che, negli ultimi mesi, durante l'emergenza Covid-19, sono tornati a chiedere di limitare i poteri e i controlli dell'Anac per favorire la ripartenza dell'economia. Nel 2019 il valore complessivo degli appalti pubblici si è attestato a 170 miliardi di euro, oltre trenta miliardi in più del 2018 (+23%): “una cifra record, mai toccata dal settore in precedenza”, sottolinea l'Anticorruzione. Dal 2016, anno di introduzione del nuovo Codice, la crescita è stata del 69%. Sembra essere smentita la tesi sul blocco degli appalti in Italia, dal momento che – salvo un calo fisiologico dovuto alla nuova normativa – la crescita è generalizzata e riguarda tutte le tipologie di contratto (lavori, servizi, forniture).

“Per superare la crisi, sembrano riaffacciarsi in questi giorni ipotesi rischiose come quelle di un largo utilizzo dei 'super-commissari', del 'modello Genova' per alcuni appalti sopra soglia, con amplissime deroghe (ad accezione delle norme penali e di quelle antimafia), e l’affidamento diretto fino a 150mila euro senza alcuna consultazione degli operatori economici. Ben vengano tutte le semplificazioni necessarie, ma non è togliendo le regole che il sistema funziona meglio; al contrario, le deroghe indiscriminate creano confusione, i rup (responsabili unici del procedumento, ndr) e le imprese non hanno punti di riferimento e si rischia di favorire la corruzione e la paralisi amministrativa”.

Il presidente della Liguria Giovanni Toti, e poi molti altri, hanno chiesto di sospendere il Codice degli appalti e la normativa antimafia per affrontare il momento difficile. Ma la contrapposizione tra emergenza e trasparenza è un falso dilemma

Gli appalti durante l'emergenza sanitaria

Nel corso dell'emergenza provocata dal coronavirus (a cui è dedicata una relazione speciale), sono state fatte 61.637 procedure legate all'approvvigionamento di materiale sanitario per una spesa di 3,04 miliardi di euro, soprattutto per l'acquisto di mascherine (1,165 miliardi di euro, pari al 38% del totale) e altri tipi di dispositivi di protezione individuale come guanti, camici, visiere (31%). Per quanto riguarda invece lavori pubblici, servizi e forniture, l'emergenza Covid ha cambiato completamente lo scenario. I dati del primo quadrimestre, sebbene provvisori, mostrano che gli appalti sono scesi del 24% per numero e del 33% in valore, pari a 18,6 miliardi in meno. Circa ventiduemila procedure di gara, per un valore di 23 miliardi, non sono ancora state “perfezionate” (ovvero non è stato pubblicato il bando o la lettera di invito).

Formare i dipendenti pubblici

Tra i buoni risultati, Merloni sottolinea l'aumento della trasparenza degli enti pubblici, come dimostra un monitoraggio sui venti Comuni capoluogo di regione: “Le verifiche evidenziano chiaramente che le amministrazioni hanno imparato a gestire gli adempimenti previsti e riconoscono l’importanza di rendere pubblici gli atti e i documenti”. Tuttavia non basta: “È assolutamente indispensabile intervenire su risorse e organici delle pubbliche amministrazioni” perché “troppo spesso le verifiche dell’autorità hanno messo a nudo il problema della carenza di competenze, di formazione e di personale rispetto ad attività anche molto rilevanti, come la progettazione delle opere e la gestione degli appalti in generale” e quindi bisogna formare il personale: “Migliorare la legislazione è inutile se non si lavora anche sulla qualità delle amministrazioni”.

Aumentano i “whistleblower”

Dal 2015 sono aumentate esponenzialmente le segnalazioni e di conseguenza i fascicoli istruttori aperti (oltre 2.300) Francesco Merloni - Presidente Anac

Parla di “successo crescente” Merloni quando affrontare il tema del whistleblowing, cioè delle segnalazioni fatte dai dipendenti di un amministrazione o di un'azienda pubblica sui rischi che avvengano episodi corruttivi. “Dal 2015 ha visto aumentare esponenzialmente le segnalazioni e di conseguenza i fascicoli istruttori aperti (oltre 2.300)”, sottolinea. Per questo l'Anac ha predisposto un ufficio che si occupa della materia, di sanzioni per i casi di discriminazioni o ritorsioni e di un regolamento per disciplinare il procedimento sanzionatorio. Delle tante segnalazioni sulle presunte ritorsioni, però, vanno sottolineate le circa 600 archiviazioni, un dato che “complice l’assoluta novità dell’istituto, evidenzia inoltre che gli autori delle denunce non ne hanno del tutto compreso la finalità” perché “le segnalazioni hanno talvolta riguardato fatti di scarsa rilevanza oppure nascosto un intento strumentale del dipendente, posto in essere per precostituirsi situazioni utili, ad esempio, a evitare trasferimenti, modifiche organizzative già annunciate dall’ente di appartenenza o imminenti procedimenti disciplinari nei suoi confronti”. Negli altri casi, quasi trecento, l'Anac ha trasmesso le proprie valutazioni ad altre autorità, come la Corte dei conti, le procure e il dipartimento della Funzione pubblica per gli eventuali accertamenti del caso.

C'è uno stallo sulle linee guida dell'Anticorruzione per il whistleblowing, ma l'emergenza è un'occasione per giocare d'anticipo, introdurre le nuove norme europee e non solo: "Nella fase 2 premi per i whistleblower che segnalano abusi o irregolarità", sostiene Nicoletta Parisi, consigliera Anac

Per corrompere basta poco

Il fenomeno corruttivo è piuttosto polverizzato e multiforme e coinvolge quasi tutte le aree territoriali del Paese Relazione Anac

Un abbacchio, un giovane agnello “sacrificato” in cambio di un'informazione riservata. È uno dei casi di corruzione segnalati quest'anno all'Autorità anticorruzione. “Da un esame delle informazioni disponibili, basato su elaborazioni effettuate dal personale della Guardia di Finanzia impiegato all’autorità, emerge che il fenomeno corruttivo è piuttosto polverizzato e multiforme, e coinvolge quasi tutte le aree territoriali del Paese”, si legge nella relazione. Le tangenti hanno un valore sempre più basso, pochissime migliaia di euro, anche meno, e “assume sempre di più forme diverse dalla classica dazione di denaro, come l’assunzione di amici e parenti” e non solo: “Tra le contropartite più singolari (riscontrate nel 21% dei casi esaminati), figurano ristrutturazioni edilizie, riparazioni, trasporto mobili, pasti, pernottamenti e buoni benzina” e poi l'abbacchio.

All'inizio del 2020 l'Anac ha lanciato uno studio per mappare il "rischio tangenti" nelle amministrazioni e negli enti pubblici italiani. Un calcolo complesso, ma necessario per poter prevenire il malaffare e dare un quadro più preciso

Aumentano le interdittive antimafia

Le organizzazioni criminali ricorrono sempre più spesso a sistemi corruttivi per raggiungere i loro scopi, approfittando anche delle situazioni emergenziali come quella in corso

Le interdittive antimafia, strumento con cui le prefetture, dopo i controlli delle forze dell'ordine, vietano a un'azienda di partecipare ad appalti o forniture pubbliche per il rischio di infiltrazioni criminali, sono in crescita. “Il trend è in continuo aumento – sottolinea Merloni –. Nel 2019 sono stati comunicati 633 provvedimenti, contro i 573 del 2018, il 10% in più, e dal 2015 siamo a circa 2.600”. Per l'Autorità anticorruzione “il dato è molto preoccupante perché le organizzazioni criminali ricorrono sempre più spesso a sistemi corruttivi per raggiungere i loro scopi, approfittando anche delle situazioni emergenziali come quella in corso, con effetti devastanti sul sistema economico e sulle imprese sane, già pesantemente colpite dalla crisi”.

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