
"Così sono finito nelle mani della 'ndrangheta"

3 luglio 2020
In un rapporto riservato la polizia albanese scrive che in dieci mesi, da gennaio a ottobre 2019, "sono state annientate 90.175 piante di cannabis". La frase contiene due dati importanti. Il primo è l’aumento esponenziale del numero di piante trovate. Il secondo è la parola che fornisce un senso definitivo all’azione: annientate, come a dire che non ci sarà più un seguito. Novantamila piante, scritto nero su bianco su carta intestata del Ministero degli Affari interni, Direzione della Polizia di Stato, è un numero che rivela un aumento importante delle coltivazioni rispetto al 2014, quando il governo albanese ha avviato una campagna per eliminare le piantagioni di cannabis nel villaggio di Lazarat, all’epoca principale centro di coltura di marijuana.
I dati della polizia non sono ancora stati diffusi. Quando, per la prima volta, le cifre hanno segnato una crescita, non è stata realizzata la consueta conferenza stampa di chiusura della campagna, coi sorvoli della Guardia di Finanza italiana, grazie ai quali negli ultimi cinque anni è stata descritta la progressiva riduzione delle coltivazioni. Molti ritengono sia stata una cautela del governo di Tirana in un momento in cui l’Europa stava decidendo di avviare le procedure di ingresso dell’Albania nell’Unione europea, come poi realmente accaduto il 24 marzo. Cosa che sembra trovare conferma nelle reazioni scomposte del ministro dell’Interno e del premier Edi Rama di fronte alla diffusione dei contenuti del rapporto in alcuni servizi del Tg3 della Rai che Rama ha definito "vergogna giornalistica". Ad oggi, però, non è ancora dato sapere il dato ufficiale.
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